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Il caso

Soccavo, l’odissea di altri sfollati: «Vogliamo tornare a casa»

Sono le 14 famiglie sgomberate il 19 giugno per problemi strutturali in una palazzina

NAPOLI. Accanto a quelli di Scampia, ci sono altri sfollati, una cinquantina, pari a 14 famiglie, che attendono di poter rientrare nelle loro abitazioni. Si tratta degli abitanti dell’edificio che si affaccia su viale Traiano 281 e via Orazio Coclite 13, a Soccavo. Dal 19 giugno sono sistemati in una struttura della zona del rione Traiano: i lavori nel loro palazzo, che presenta lesioni alle scale e all’interno degli appartamenti, dovrebbero iniziare dopo Ferragosto. Ma le persone sgomberate chiedono garanzie.

«Auspichiamo che al più presto inizino gli interventi che ci consentano di far rientro nelle nostre abitazioni - dice Ilaria Quindici -. Io ho un bambino di tre anni e una bimba che quando siamo stati sfollati aveva appena cinque giorni. All’inizio non è stato facile, poi piano piano ci siamo adattati». Ma, aggiunge, «vogliamo vicinanza e aiuto dal Comune, perché ci sentiamo abbandonati. Per mio figlio avevo richiesto il campo estivo ma non c’è stata risposta. Al momento non ci sono tempi certi di rientro ma chiediamo maggiore considerazione perché qui, oltre ai bambini, ci sono anziani e disabili e tante situazioni che meritano attenzione».

Dal canto proprio, Rosalba Iorio mette in evidenzia la situazione del padre Antonio, un 98enne invalido: «Da 61 anni abita nella palazzina sgomberata e dopo che ci è stata notificata l’ordinanza di sgombero le cose sono diventate difficili». La donna spiega che «la sistemazione attuale ha spazi che risultano di difficile approccio per chi vive una condizione come la sua e abbiamo dovuto provvedere da soli ad alleviare le difficoltà che incontra. Purtroppo, siamo stati seguiti dalle istituzioni solo nei giorni immediatamente successivi allo sgombero, poi più nulla. Chiediamo, a questo punto, tempi certi per il rientro nelle nostre abitazioni».

Infine, Luigi Volognino ricorda che «il 19 giugno ci hanno disposto lo sgombero in poche ore e da allora siamo qui nell’attesa che ci siano delle novità per noi, non vediamo l’ora di poter tornare a casa».

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