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L'inchiesta
10 Giugno 2025 - 11:36
«Un giro di milioni e milioni di euro, uno degli avvocati aveva comprato una Ferrari che è stata sequestrata». È quanto evidenziato dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa sull'operazione della Polizia di Stato che ha portato all'esecuzione di 45 misure cautelari per immigrazione clandestina. Sequestrati 2 milioni di euro di beni.
«A capo dell'organizzazione - ha spiegato Gratteri - c'erano 3 avvocati che dirigevano 3 Caf. Incassavano fino a 10mila euro per ogni immigrato che entrava in Italia, soprattutto Bangladesh. Il sistema prevedeva assunzioni fittizie, coinvolti alcuni imprenditori anche ignari, che prestavano il loto spid per partecipare al clickday. Così regolarizzavano l'ingresso in Italia dei migranti».
CLAN FABBROCINO
In gran parte, la truffa sui migranti ha riguardato l'area Nolana e il clan Fabbrocino. In totale sono stati eseguiti 34 arresti: in carcere sono finite 11 persone, tra cui i 3 avvocati, 23 indagati sono ai domiciliari, tra questi anche mediatori e un poliziotto, mentre gli altri indagati sono stati sottoposti ad obblighi, tra questi gli imprenditori.
«Spesso la semplificazione è una facilitazione per i criminali e si creano spazi per la camorra, che si inserisce dove c'è guadagno» ha aggiunto Gratteri, parlando del meccanismo che avrebbe protetto almeno 40mila richieste di visto su 160mila solo in Campania.
COINVOLTO ANCHE UN POLIZIOTTO
Nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia della procura di Napoli, che ha permesso di sgominare tre organizzazioni dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, una misura cautelare, applicativa degli arresti domiciliari, è stata eseguita anche nei confronti di un poliziotto.
Ne ha parlato, nel corso della conferenza stampa, il questore di Napoli Maurizio Agricola. L'agente interveniva nella fase del cosiddetto click day: «Nel momento in cui si riusciva a entrare e avere la priorità degli Spid - ha detto Agricola - si inseriva un operatore delle forze dell'ordine, un poliziotto, che era uno tra quelli deputati a fare questo tipo di lavoro. Siamo intervenuti anche in questo caso sanando situazioni purtroppo spiacevoli per la polizia di Stato».
Il questore ha poi specificato che «non era un informatico, ma sapeva maneggiare il sistema informatico».
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