ROMA. D-day Pd: è il giorno della resa dei conti. Si è riunita la Direzione nazionale del Partito democratico che "si chiuderà con un voto", dice il presidente dem Matteo Orfini aprendo i lavori, prima dell'intervento di Matteo Renzi, che sottolinea: "Non voglio la scissione ma se arriva sia sulle idee e senza alibi". E precisa: "Si chiude un ciclo alla guida del Pd" dice il segretario, facendo un veloce bilancio degli ultimi anni e ricordando tra l'altro il 40% alle Europee e l'avanzo nei conti del partito.

"Il Pd è il più grande partito della sinistra europea. E cosa fa? Discute di una scissione sulla base di questo: se il segretario non fa il congresso prima delle elezioni, ci sarà la scissione" afferma Renzi. "Io dico: discutiamo su due linee e poi magari ci dividiamo ma non ho mai pensato a una scissione sul calendario. Mi sembra un ricatto morale e a me non piacciono i ricatti morali ma credo che sia buon senso da parte di chi ha la responsabilità di una comunità accettare l'invito a fare il congresso prima delle elezioni", aggiunge. "Io non voglio la scissione e se la voglio sia sulla base di opinioni" diverse, senza l'alibi del calendario".

"Il tema del 'quando si vota' non lo decido io. Questa visione 'giucas caselliana' della politica, quando lo dico io, va rimossa. Prima o poi si dovrà votare, a meno di non dichiarare guerra a San Marino. Quando sarà, facciamoci trovare pronti" dice Renzi. "Il voto e il Congresso sono due cose totalmente divise. Io non sono più il presidente del Consiglio" ricorda l'ex premier alla Direzione del Pd.

"Agli amici e compagni della minoranza dico: mi spiace se costituisco il vostro incubo, ma voi non sarete mai i nostri avversari, per noi gli avversari sono fuori da questa stanza" dice il segretario. "La politica in Italia è totalmente bloccata da due mesi a questa parte" sottolinea Renzi, aggiungendo: "Improvvisamente è scomparso il futuro dalla narrazione della politica".

"Vorrei parlare con molta franchezza e chiarezza. Dal giorno dopo del referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro a riti e metodi dimenticati negli ultimi anni. Abbiamo ri-iniziato con le discussioni interne dure, spesso autoreferenziali; sono tornati i caminetti. Invece di chiederci dove va l'Italia, tutto il dibattito è stato imperniato su quanto dura la legislatura, quando si fa il congresso" prosegue.

Con le polemiche post-referendum "anche basta, diamoci una regolata: non è immaginabile che ancora una volta a fronte di una grande speranza suscitata negli italiani, tutto viene messo in discussione" dice Renzi. "Dopo l'invito a non personalizzare il referendum, evitiamo di personalizzare il post referendum" ha aggiunto. "Vorrei segnalare che mi sono dimesso, io non sto più a palazzo Chigi", spiega il segretario del Pd.

Oggi Renzi dovrebbe dire se intende lasciare la guida del partito oppure no: le regole interne prevedono che resti in carica fino all'8 dicembre 2017 (a quattro anni dalla nomina) ma, se presentasse le dimissioni, l'Assemblea del Partito democratico può eleggere un nuovo segretario per la parte restante del mandato o indire un congresso anticipato.