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Cales e il suo oltraggio, Santillo (M5S) annuncia: «Accolta alla Camera la richiesta di tutela e recupero del sito»

Il fortunato libro di Silver Mele ha riportato con prepotenza alla cronaca la vicenda dell’antica città negletta

Cales e il suo oltraggio, Santillo (M5S) annuncia: «Accolta alla Camera la richiesta di tutela e recupero del sito»

Il deputato Agostino Santillo in visita a Cales

CALVI RISORTA. Anche Marco Tullio Cicerone ebbe una predilezione particolare per Cales, ove soggiornava spesso e di cui si considerava l’autorevole patrono.
O degli attori che di lì a qualche ora si sarebbero esibiti sulla scena del teatro, bellissimo come pochi altri nelle più importanti città dell’epoca.
Delle terme ancora gremite, quelle di San Leo e quelle centrali del Foro, posti prediletti dai tanti uomini d’affari che eccellevano nel commercio di ceramiche e terrecotte, o magari dell’utensileria agricola di primissima qualità. Per non parlare poi dei vini, celebrati in ogni parte dell’Impero: frutto esclusivo della “perfezione della coltura de’ nostri campi” ereditata dagli avi Etruschi.
La storia della negletta capitale Ausone, oggi Calvi Risorta, a nord di Caserta, è riemersa di prepotenza negli ultimi anni grazie ad un libro a firma del giornalista Silver Mele. “Cales, il grande oltraggio”, con prefazione di Maurizio De Giovanni, è finito perfino in Parlamento dopo il reportage televisivo di Matteo Berdini, che per le reti Rai ha messo una volta di più in evidenza lo scempio cui sono state destinate dall’incuria e dall’inciviltà le antichissime vestigia. Nello scorso mese di aprile ebbe luogo a Cales la visita della delegazione parlamentare composta dagli onorevoli del Movimento 5 Stelle Alessandro Caramiello, Agostino Santillo ed Enrica Alifano. Silver Mele li guidò in quella occasione oltre la Casilina, per scendere nella terra cui la latinità classica aveva assegnato le etichette nobilissime di "urbs egregia" e "civitas magna". I deputati rimasero senza parole, oltremodo affascinati dal contesto ubertoso ma anche intossicati dal veleno del degrado ereditato dall’indifferenza e dal reiterato scempio dei predatori dell'antichità. Presero a cuore sin da subito la vicenda. In maniera particolare Agostino Santillo, vicepresidente della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici), pose subito l’attenzione sulla necessità di una compartecipazione tra gli enti, al fine di porre freno al processo di depauperamento storico e rimedio agli effetti devastanti che ebbe la realizzazione del viadotto autostradale, che taglia la città antica proprio nel suo cuore. Ebbene, la situazione finalmente pare muoversi.


«La Camera dei Deputati ha accolto la mia proposta che raccomanda al Governo di adottare tutte le iniziative necessarie per la tutela, il recupero e il rilancio turistico e culturale del sito archeologico dell’antica Cales, situato nel territorio di Calvi Risorta e dei comuni limitrofi», ci dice Agostino Santillo. «L’ordine del giorno impegna il Governo a promuovere accordi di collaborazione con le amministrazioni territoriali competenti e protocolli di intesa tra il Ministero della Cultura, l’ANAS e i soggetti gestori della tratta autostradale per sviluppare un piano di valorizzazione e conservazione in sinergia con gli interventi di manutenzione delle infrastrutture viarie. L’area archeologica della città romana di Cales copre un territorio molto vasto e rappresenta un patrimonio culturale di inestimabile valore che conserva tracce della propria presenza lungo i più importanti tracciati viari dell’antichità, spesso collocati a distanza di pochi chilometri dagli assi autostradali attuali. La tutela del patrimonio archeologico è un aspetto fondamentale nella pianificazione delle infrastrutture stradali, e la loro manutenzione può rappresentare un’importante opportunità per promuovere interventi di valorizzazione e salvaguardia dei siti archeologici situati in prossimità della rete viaria. Cales è un sito di grande valore scientifico, storico e architettonico che nell’antichità ha rappresentato un punto nevralgico tra il basso Lazio e la Campania, conservando ancora oggi reperti storici di altissimo valore. È fondamentale facilitare l’accessibilità ai siti meno conosciuti situati a poca distanza dagli assi viari, creando un circuito virtuoso tra infrastrutture e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio», conclude il deputato casertano.
Intanto Silver Mele continua con passione raccontare la sua terra, tratteggiando Cales con gli occhi del cuore.
«A chi mi chiede del destino beffardo della capitale d’Ausonia invito ad immaginare quell’uomo che è riuscito a divincolarsi, non sa neppure lui come, dai morsi di un branco di cani affamati. E corre, corre, claudicante, tenendosi le ferite e guardandosi le spalle.
È Cales. Non siamo riusciti a proteggerla. Macché. L’hanno azzannata ovunque, con una violenza indescrivibile. L’hanno violentata e lei, pur urlando, vedeva attorno indifferenza e spallucce con sguardi rivolti altrove. Perché il presente, quello era altrove. A cinquanta sporchi, indegni metri dal paese che è risorto oltre la Casilina. Ma a quale enorme prezzo? Eppure la natura, sapiente e guardinga come noi uomini non saremo mai, non ha smesso di proteggere l’impianto cittadino.
Che è lontanissimo dall’essere svelato in tutto il suo splendore. Cosa resta di Cales? C’è la vita lì sotto. C’è il copione di come eravamo. È mancata finora la volontà di agire di popolo, per provare davvero a raccontare noi stessi. Per disinteresse o per timore di doverci confrontare con un passato molto più nobile e alto del nostro presente. Eppure c’è qualcosa che ancora sopravvive. E che induce alla speranza. Come Schopenhauer capovolgeva la critica contemporanea intravedendo ottimismo nella ginestra leopardiana, simbolo della flessibilità del genere umano e della sua capacità di resistere alla violenza della natura, così c’è da esser lieti perché il peggio di noi stessi sta venendo fuori. Un po' alla volta o tutto insieme. Perché nell’alternarsi di epoche storiche potrebbe tornare anche su Cales il periodo aureo di generazioni volitive, disposte a mettere in discussione ogni singolo passo dei predecessori. Per rimescolare il terreno e veder riemergere fiero il germe dell’appartenenza».

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