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La provocazione
23 Giugno 2024 - 09:46
Caffè a 50 cent con la tazzina da casa: Napoli dice no
NAPOLI. Il caffè al bar a 50 centesimi se porti la tazzina da casa. È il ricorso all’intelligenza pratica contro la crisi economica e climatica ideata dai proprietari di due bar di Venafro, in provincia di Isernia, e di Ivrea; un’iniziativa che sta facendo scuola anche in altre zone d’Italia. Per i titolari dei due bar è un modo per promuovere la sostenibilità ambientale riducendo l’uso di bicchierini monouso, consentire il risparmio di acqua calda e detersivi oltre che abbattere i costi.
A risparmiare sarebbe anche il cliente che con pochi centesimi potrebbe fare colazione a prezzo ridotto visto che molti esercizi stanno adeguando i prezzi a causa della congiuntura internazionale che colpisce le materie prime ed i trasporti costretti a circumnavigare Suez.
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Anche a Napoli la tazzina al banco sta aumentando a macchia di leopardo, ma l’idea dei due bar di Ivrea e Venafro non piace a nessuno. In città c’è ancora chi fa pagare la tazzina 1 euro, ma diversi esercizi hanno già adeguato i prezzi portando fino a 1,20- 1,50 euro sul Lungomare.
«È solo un modo per farsi pubblicità, ma in pratica non ha nessuna consistenza. È un’operazione mediatica, fuori ogni logica di mercato», sbotta Pasquale Agrillo, titolare bar-pasticceria Agrillo a piazza Sannazaro. «E poi quale risparmio ricaverebbe il titolare del bar? Cinquanta o poco più centesimi ogni espresso?».
«Mi sembra poco, tenuto conto che noi paghiamo 67 euro ogni tre chilogrammi di miscela di ottima qualità. Quale sarebbe il guadagno? E poi i clienti dovrebbero riportare a casa in tasca o in una busta di plastica la tazzina usata?» conclude Agrillo. Boccia l’iniziativa anche Giuseppe Marzio (Gran Bar Franco al viale Augusto). «È poco professionale, non ha nulla a che vedere con la sostenibilità. Il caffè è tradizione, artigianalità, creatività e piacere, la scoperta di un’esperienza unica. Anche noi abbiamo subito un ritocco del prezzo della miscela, ciononostante il prezzo della tazzina è rimasto inalterato, ma che gusto c’è sorseggiarlo nel contenitore di casa senza alcuna norma igienica».
E Gennaro de Rosa (Dolceria di via Giulio Cesare): «A noi la tazzina viene 40-50 centesimi per ogni otto grammi di miscela, quanti ne contiene un espresso. A questi vanno aggiunti gli altri costi: manodopera, zucchero, elettricità ed acqua. Senza nulla togliere alla qualità della miscela usata dai due bar, mi sembra più un fatto per attrarre clienti che altro».
Anche per Ignazio Righi (Bar Roma Procida, responsabile settore Casartigiani) l’idea dei due bar è una provocazione. «Vogliono fare la guerra dei poveri? L’espresso va tutelato soprattutto a Napoli, famosa in tutto il mondo per il suo caffè. Mi sembra scorretta un’idea del genere, anche perché la tazzina del bar dev’essere sterilizzata a 80 gradi, sottoposta alle norme Hccp e a tutta una serie di servizi che ne aumentano il costo. È solo un modo che alla fine nuoce alla qualità, al gusto e allo stesso espresso».
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