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I nodi del turismo
29 Giugno 2024 - 09:07
Le difficoltà gestionali dei piccoli hotel, sia a Napoli che in tutta la Campania, derivano dalla necessità di mantenere gli standard delle dotazioni e dei servizi quotidiani previsti dalle normative regionali. A ciò si aggiunge la pressione di presidiare le principali piattaforme online, che impongono commissioni elevate. Questo sistema competitivo e complesso è difficile da gestire per un numero crescente di piccole imprese.
Nel 2011, in Italia c'erano 10.266 hotel a 1 e 2 stelle, che offrivano il 13,3% dei posti letto del settore alberghiero. Oggi ne restano 7.476, garantendo solo il 9,6% dei posti letto. Secondo Assohotel, il loro ridimensionamento non è legato alle difficoltà del periodo pandemico, poiché il calo medio annuo dal 2011 è stato del 3%. Dieci anni fa, gli hotel a 1 stella in Italia erano 3.612, scesi a 2.385 nel 2022. Gli hotel a 2 stelle sono passati da 6.654 a 5.091 nello stesso periodo. In termini percentuali, il calo dei primi è stato del 34% e la diminuzione dei secondi del 23,5%. Anche i 3 stelle hanno registrato una diminuzione del 2,5% negli ultimi dieci anni. Nel 2022, la maggior parte degli hotel a 1 e 2 stelle era concentrata nelle regioni del Nord Est (43,7%), mentre nel Sud e nelle Isole erano distribuiti solo il 13,5% del totale. Proprio in queste aree, negli ultimi dieci anni, si è registrata la diminuzione percentuale più elevata, a differenza delle regioni del Centro.
Per Assohotel Confesercenti la deregulation del mercato degli affitti brevi in Italia sta portando a gravi squilibri nel comparto ricettivo. Stiamo favorendo le non-imprese a discapito delle attività imprenditoriali, che sono sottoposte a un prelievo fiscale oneroso e sostengono costi maggiori.
La situazione a Napoli e in Campania è emblematica di queste dinamiche. Da una parte, il boom degli affitti brevi; dall'altra, le politiche aggressive degli hotel di categoria superiore. Questa combinazione sta mettendo a dura prova i piccoli alberghi, che rischiano di scomparire se non si interviene rapidamente. Secondo un'analisi condotta da Cst per Assohotel, negli ultimi dieci anni sono scomparsi quasi 2.800 piccoli alberghi in Italia.
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Dall’analisi del settore emerge che gli affitti brevi oltre quota 500mila stanno togliendo spazio agli alberghi a gestione familiare, che hanno costi superiori, a partire dal fisco, e non riescono a competere,-sottolinea lo studio- «Alberghi e pensioni a gestione familiare, un tempo punto di forza del sistema ricettivo nazionale, ora faticano a restare sul mercato». Secondo Assohotel, l'insidia per i piccoli alberghi deriva non solo dalla competizione con le strutture medio-grandi, ma anche dal fenomeno degli appartamenti, che hanno costi di gestione marginali rispetto alle imprese ricettive e sono privi di obblighi sul livello minimo dei servizi. «Ma le difficoltà gestionali dei piccoli hotel derivano anche dalla necessità di assicurare lo standard delle dotazioni e dei servizi quotidiani previsti dalle rispettive normative regionali» hanno ricordato i gestori napoletani che ora chiedono misure ferme e stringenti per non venire fagocitati da B&B e case vacanza, battendo anche a raffica sul tasto della legittimità e della legalità che spesso viene elusa: «Teoricamente l’AirB&B offre un posto in una stanza di casa, ma questo è rimasto sulla carta - ha detto Corrado che gestisce un alberghetto in provincia di Napoli - In realtà si tratta di case trasformate per intero in strutture recettive ma senza gli oneri di un albergo».
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