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Sandokan torna al 41 bis, «stop a collaborazione»

Gli inquirenti hanno deciso di revocare il programma di protezione

Sandokan torna al 41 bis, per la procura «stop a collaborazione»

Francesco “Sandokan" Schiavone

La Procura di Napoli ha deciso di interrompere il percorso di collaborazione avviato pochi mesi fa dall'ex capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan" Schiavone.

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La collaborazione con la giustizia è stata interrotta poiché Sandokan avrebbe riferito circostanze e fatti molto datati nel tempo, già noti o addirittura senza riscontri oggettivi. Dunque, negli ultimi giorni sono state ultimate le procedure per la revoca del programma di protezione cui era stato sottoposto e Schiavone è tornato al regime del carcere duro riservato ai boss.

La decisione è stata assunta di concerto tra la Procura di Napoli e la Direzione Nazionale Antimafia, con i magistrati del pool assegnato alla collaborazione di Schiavone che hanno valutato l'inutilità delle dichiarazioni rese dallo scorso marzo ad oggi.

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La resa del boss, a quasi 26 anni dal suo arresto, era arrivata pochi mesi prima della scarcerazione del figlio Emanuele Schiavone, che dovrebbe tornare in libertà per fine pena entro l’estate. Nel 2018 e nel 2021, si erano già pentiti altri due figli di “Sandokan”: prima Nicola, poi Walter Schiavone.

Una scelta che il 70enne fondatore del clan dei Casalesi non aveva seguito, fino alla metà dello scorso marzo, proprio in concomitanza con il trentesimo anniversario dell’omicidio di don Peppe Diana, ucciso il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, dove fu catturato l’allora boss latitante quattro anni dopo. 

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