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Il blitz
01 Ottobre 2024 - 12:33
Il Parco Verde di Caivano
Nel blitz dei carabinieri a Caivano, in cui 49 persone sono finite in carcere e una agli arresti domiciliari, sono state smantellate 25 piazze di spaccio controllate dai capi del clan Angelino Gallo.
«Non solo al Parco Verde, ma erano distribuite in diverse zone del territorio di Caivano e dei comuni limitrofi» ha confermato il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, che ha coordinato il pool di magistrati sulla maxi inchiesta.
Una percentuale dei guadagni delle singole piazze di spaccio «veniva consegnata ai vertici» del clan, che avevano il monopolio nella distruzione della droga da rivendere. Secondo Ferrigno «la camorra della provincia ha alzato il livello. Non solo ottiene droga dai canali nazionali e internazionali, ma attua anche una pervasività nel tessuto amministrativo, con infiltrazione nel controllo di appalti e concessioni. Succede a Caivano, come in altri comuni della provincia».
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«Il Parco Verde non è più la piazza di spaccio più grande d'Europa»
«Il Parco Verde non è più la piazza di spaccio più grande d'Europa». Lo conferma il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante del Gruppo carabinieri di Castello di Cisterna, nel corso della conferenza stampa sul maxi blitz coordinato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli. Oggi «gli incassi dello spaccio ogni mese si aggiravano attorno al mezzo milione di euro» ha aggiunto Leoncini, parlando di «oltre 25 piazze di spaccio, di cui sono stati arrestati i gestori».
Il generale Enrico Scandone, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, ha confermato che si tratta di «una indagine sistemica, non di interventi spot, frutto anche degli investimenti fatti sulla provincia, con la nascita della compagnia carabinieri di Caivano».
L'obiettivo secondo Scandone deve essere quello di «smantellare le organizzazioni che impediscono il regolare svolgimento di ogni attività sul territorio, infiltrando amministrazioni, minacciando con armi da guerra, con esposizione di forza e violenza non tollerabili. Bisogna colpire la fonte di guadagno, i canali di approvvigionamento, che vengono gestiti in maniera monopolistica sul territorio». La continua presenza delle forze dell'ordine «li aveva costretti a modificare le modalità di svolgimento degli affari illeciti» ha concluso Scandone.
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