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Gli arresti

Lo Stato si riprende Ponticelli: kappaò i De Micco - De Martino

Il clan gestiva il racket delle case popolari: 60 arresti, presi boss e gregari

Lo Stato si riprende Ponticelli: kappaò i De Micco - De Martino

Forse è il colpo del kappaò, anche se a Ponticelli i clan sono come l’araba fenice. Di certo polizia e procura antimafia all’alba di ieri hanno dato una batosta colossale ai De Micco-De Martino, al punto che in serata i nemici di camorra hanno esploso dei fuochi d’artificio per festeggiare. Rappresentano infatti un ottimo risultato per lo Stato i 60 arresti, su 75 indagati complessivamente (di cui 15 a piede libero), un tentato omicidio risolto e due associazioni per delinquere dedite ai furti e ai “cavalli di ritorno” sgominate. Senza contare i traffici di sostanze stupefacenti, appoggiati su piazze di spaccio fisse e mobili, chiariti e la ricostruzione della dinamica precisa dei lanci di bombe reciproci. Sono stati i poliziotti della “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso) a condurre le indagini culminate nel blitz. In carcere o a casa agli arresti domiciliari o liberi, hanno avuto la notifica del provvedimento anche alcuni dei capi dell’organizzazione, primo tra tutti Marco De Micco, mentre tra le file del gruppo alleato destinatari del provvedimento restrittivo sono stati Francesco e Salvatore De Martino.

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Quattro pentiti hanno collaborato all’inchiesta coordinata dalla Dda: Rosario Rolletta (reo confesso del ferimento di Luigi Aulisio detto “Alì”), Antonio Pipolo, Giuseppe Veneruso ed Eduardo Fiorentino Mammoliti. L’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022, ha documentato l’intensa operatività di un asse camorristico riconducibile ai gruppi De Micco (“Bodo”) e De Martino (“XX”), referenti a Ponticelli del clan Mazzarella. Ma le investigazioni hanno dimostrato pure, al termine della contrapposizione tra i D’Amico (“Fraulella”) e i De Micco, a Ponticelli abbiano assunto un ruolo di primo piano i De Luca Bossa che, unitamente alle famiglie Minichini, Casella, Aprea e Cuccaro, sono espressione dell’ Alleanza di Secondigliano. In questo contesto li De Martino, anch’essi colpiti dalle inchieste giudiziarie, hanno dovuto accettare un’alleanza di compromesso i De Luca Bossa per la spartizione dei proventi derivanti dalle attività illecite. Ma la pax è durata poco.

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Tra gli eventi che c’è il tentato omicidio di Aulisio Luigi, esponente del clan Casella, di cui scriviamo a parte. L’asse criminale De Micco-De Martino era ormai riuscito a gestire l’intera filiera del narcotraffico, dall’approvvigionamento di ingenti quantità di sostanze stupefacenti di tipo pesante come cocaina, crack, marijuana e hashish - fino allo smercio della droga al dettaglio. Gli inquirenti hanno poi appurato l’esistenza di ben trenta piazze di spaccio di itineranti. Non soltanto: è stata documentata l’elevata disponibilità anche di armi da fuoco comuni e da guerra, di ordigni da guerra e rudimentali e di locali adibiti alla manutenzione delle armi. In particolare, nella zona del cosiddetto “grattacielo di Ponticelli”, in largo Claudio Molinari, fu scoperto e sequestrato un locale adibito alla conservazione e manutenzione di armi di grosso calibro. Così come ordigni bellici sono stati rinvenuti in altri due covi scoperti, rispettivamente, nella zona del Rione Fiat, roccaforte del clan degli “Xx” capeggiato da Francesco De Martino e dal figlio Salvatore, e nell’area delle cosiddette “Case di Topolino”.

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