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Bellanapoli

Giovani al “servizio" del Rione Sanità

La sfida di dodici ragazzi sulle orme di Padre Loffredo: «Combattiamo contro le brutte etichette e per dare nuova luce alla nostra casa»

Giovani al “servizio" del Rione Sanità

I ragazzi della cooperativa “La Sorte"

NAPOLI. Il posto in cui si nasce non si sceglie ma si può cambiare. A Napoli invece c’è chi ha deciso di trasformarlo. Succede nel Rione Sanità dove dodici ragazzi hanno fondato la Cooperativa la Sorte per abbattere le “brutte etichette” che da anni caratterizzano il quartiere e restituire una nuova luce alla loro casa. Una sfida sociale che fissa le radici nel progetto pensato da Padre Antonio Loffredo, parroco della Basilica di San Severo fuori le mura, di rendere le chiese del quartiere un luogo dove coltivare la socialità e responsabilizzare i ragazzi alla cura del loro territorio.

Fu la sua fiducia riposta nei giovani ad avviare una collaborazione tra la Chiesa e la Paranza, cooperativa fondata nel 2006, cui venne affidata la gestione delle Catacombe di San Gennaro e San Gaudioso. Oggi, dopo vent’anni dall’inizio del progetto, è tra le mete turistiche più apprezzate della città. Un’intuizione che, oltre ad aprire la Sanità al mondo, piantò il seme della speranza nei cittadini del quartiere. Sentimento che negli anni ha triplicato le realtà sociali nel territorio. E che oggi sboccia con la nascita della Cooperativa La Sorte.

Valorizzare i tesori della Sanità attraverso l’arte moderna creando, al tempo stesso, lavoro e socialità è uno degli obiettivi che la Sorte si è posta. A sostenere la Cooperativa Padre Loffredo che, come con la Paranza, affida ai ragazzi tra i 22 e i 28 anni la responsabilità nella gestione di tre siti abbandonati nel quartiere: la Chiesa di Sant’Aspremo, la Chiesa della Maddalena ai Cristallini e la Cappella dei Bianchi.

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Complice la formazione della Paranza, la Sorte ha rivalorizzato il patrimonio artistico culturale in meno di un anno dalla loro nascita. Una rigenerazione che non si ferma solo alle operazioni di restauro degli edifici inutilizzati o delle pareti rovinate, ma che investe sull’arte come strumento in grado di restituire agli spazi della Sanità la giusta visibilità.

Oggi, infatti, la Chiesa di Sant’Aspremo è sede dello Jago Museum dove sono esposte alcune delle opere più originali dello scultore di arte contemporanea Jago mentre la Cappella dei Bianchi ospita una delle sue ultime sculture, il Figlio Velato. «La sua interpretazione dell’arte e il suo modo di spiegare concetti attuali con opere antiche ci permette di raccontare delle storie e trasmettere dei valori che altrimenti andrebbero persi» questo il motivo che ha convinto i ragazzi della Sorte ad iniziare la collaborazione con l’artista. Un modo per invitare quanti più turisti, napoletani e non, a conoscere la Sanità e al tempo stesso godere di una delle forme più belle d’arte.

Piccoli gesti che grazie anche alla vendita dei biglietti per il museo aiutano la Cooperativa a portare avanti il progetto di riqualifica del territorio, riaprendo altri siti abbandonati e realizzando alcune ambizioni nel cassetto. Tra queste: il progetto del Museo Diocesano Diffuso, la realizzazione della fondazione Napoli C’entro e la possibilità di inserire l’attività dello Jago Museum come ente del Servizio Civile Nazionale. «Siete voi il motore che ci consente di creare una Napoli inclusiva, lontana dalla criminalità» conclude la Sorte.

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