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Duplice omicidio

Una delle vittime da poco a piede libero, il fratello ucciso nel 2021 dagli Scognamiglio

L’eterna faida di Miano si arricchisce di un nuovo, drammatico capitolo

Avolio da poco a piede libero, il fratello ucciso nel 2021 dagli Scognamiglio

NAPOLI. Con il duplice omicidio di ieri sera l’eterna faida di Miano si arricchisce di un nuovo, drammatico capitolo. Un’escalation, il cui ultimo segmento è iniziato nella primavera del 2021 proprio con gli assassinii di Salvatore Milano e Antonio Avolio, fratello di Salvatore, il 32enne ammazzato ieri in via Janfolla. Le indagini su quella carneficina sono arrivate a una svolta a giugno scorso, quando un’inchiesta della Dda di Napoli ha portato all’azzeramento dei gruppi rivali Scognamiglio e Pecorelli-Catone.

Il 22 aprile 2021 Salvatore Milano detto “Totore ’o Milan” stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando, nella ricostruzione dell’accusa, Carlo Perfetto segnalò la sua presenza ai soci in appostamento armati nei dintorni. Poco dopo entrarono nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro, sparando entrambi sul bersaglio, affiliato ai Lo Russo in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone. Per l’omicidio sono stati indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino. I presunti esecutori materiali ovviamente rispondono pure di porto e detenzione di arma da fuoco.

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Era il 24 giugno 2021 e sia pur con atteggiamento circospetto, Antonio Avolio girava in scooter. Non si insospettì notando che si avvicinava a lui Luca Isaia, quindi non ebbe il tempo di tentare una fuga. Fu centrato alla testa e morì all’istante, cadendo pesantemente dal mezzo. Dell’agguato sono accusati, oltre al presunto sicario, Emmanuele Palmieri, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga, Pasquale, Antonio Scognamiglio e Giovanni Scognamiglio, padre e figli. Prima del delitto ci sarebbe stato un summit da cui emerse la volontà di ammazzare Pecorelli “’o pastore” (cugino dell’omonimo ras detenuto detto “’o malommo”, che nulla c’entra nella vicenda).

I destinatari della misura cautelare sono stati arrestati a Napoli, tranne Catone ad Anzio e Francesco Abenante a Perugia, entrambi presi dai poliziotti della Catturandi. Microtelecamere e microspie piazzate abilmente in spazi aperti, nelle campagne di Giugliano: tra le piante, sugli alberi, tra l’erbaccia o in mezzo ai fiori, chissà. Ma di certo gli investigatori avevano trovato il sistema per ascoltare le conversazioni degli affiliati al clan Scognamiglio, convinti invece di essere al riparo: un gruppo emergente e ambizioso, che ha tentato costantemente di vincere la guerra con i Pecorelli-Catone, eredi dei Cifrone sul territorio di Miano, Piscinola, Marianella e Chiaiano.

I due omicidi e il ferimento di Salvatore Di Caprio dimostravano in pieno l’aggressività degli attaccanti. Circostanza alquanto singolare: il 34enne Francesco Abenante, in passato accostato anche agli ambienti del clan Cifrone, dopo l’arresto di giugno era tornato da pochi mesi nuovamente a piede libero.

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