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L'intervista
15 Dicembre 2024 - 09:56
Adriano Giannola, presidente Svimez
NAPOLI. Il Mezzogiorno è vivo, cresce e supera il Centro-Nord. Macina occupati e aggancia la ripresa ma senza l’industria. Diminuiscono le ore lavorate, il carovita fiacca i consumi. L’incremento dell’occupazione non è in grado di alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari.
Èuna conferma della voragine della produttività stagnante dalla quale il Paese non riesce ad uscire e che spiega il grigiore della stagnazione generale, più evidente al Nord, conclamata al Centro e che è invece persistente normalità al Sud.
Adriano Giannola, presidente Svimez, parla di «crescita differenziata», un titolo che ironicamente fa il verso alla retorica leghista dell’Autonomia differenziata fatta a pezzi dalla Corte costituzionale.
Senza il Pnrr, crescita vincolata dunque? Recessione al Sud, stagnazione al Nord.
«Nel biennio 2024-2025 il più forte effetto espansivo eviterà la recessione al Sud. Nonostante la crescita dell’occupazione, la povertà assoluta è aumentata in tutto il Paese, raggiungendo livelli inediti. Sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: +250.000 in più rispetto al 2020. La ripresa non riesce ad arginare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e disagio sociale».
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C’è voluto il provvidenziale intervento straordinario del Pnrr con le condizionalità, peraltro larvatamente rispettate, per evidenziare che il Mezzogiorno è ancora vivo e chiede solo strategie di sviluppo.
«Quella che consentirebbe di mettere a terra l’opportunità per essere quel secondo motore indispensabile a rimettere in corsa il Paese. Dire che il Mezzogiorno è un problema in via di soluzione è un pio desiderio. Perché l’emigrazione giovanile prosegue massiccia, oltre 100 miliardi di risparmi del Sud vanno al Nord ogni anno per essere impiegati dalle banche. Illudersi che la Zes unica possa fare miracoli, con o senza decontribuzione, e con risorse abbondanti per il credito di imposta, è un diversivo pericoloso: se assolverà al compito di mettere ordine e gerarchia nell’uso dei fondi per la coesione, realizzando una fisiologica programmazione Stato-Regione, il suo ruolo sarà utilissimo».
Quale strategia per il Mezzogiorno?
«Connettere il Mezzogiorno. Connettere Napoli con Bari, dare una strategia alle aree metropolitane, decentrandone le funzioni si potranno creare le condizioni per rendere attrattive le aree interne. La logistica è l’altro elemento centrale per lo sviluppo del Sud, un processo che dovrebbe fare dei porti della Campania il fulcro dei collegamenti del Mediterraneo, un'area che può diventare fondamentale quanto i porti del Nord Europa. Una sorta di reazione a catena che parta dalla logistica, dalle vie del mare, e rivoluzioni tutto il sistema italiano ed europeo dei collegamenti, portando nello stesso tempo a compimento anche la transizione energetica».
La Zes Unica sarà centrata su filiere?
«Riguarderà i settori trainanti dell’economia meridionale, come l’agroindustria, il turismo, l’elettronica e Ict, automotive, Made in Italy, chimica e farmaceutica, navale e cantieristica, aerospazio e ferroviario e sullo sviluppo di tecnologie sostenibili da promuovere in un’ottica di coordinamento tra fondi di Coesione e Pnrr oggi vasi comunicanti rispetto. Anche sotto questi aspetti in una logica di integrazione».
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