BOLOGNA. Addio allo scrittore, musicologo e giornalista Piero Buscaroli: è morto ieri a Bologna all'età di 85 anni. Leggendario per l'asprezza di carattere e per i giudizi taglienti, specie in politica, e mai accattivanti, è autore di libri che hanno lasciato il segno: "La stanza della musica" (1976), "Bach" (Mondadori, 1985), "Paesaggio con rovine" (Camunia1989), "La morte di Mozart" (Rizzoli, 1996) e un monumentale "Beethoven" edito da Rizzoli nel 2004. Nel 2010 ha pubblicato "Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento" (Mondadori) - concentrato di umori profondi, florilegio di accuse, contumelie, ostentato disprezzo verso personaggi italiani conosciuti o solamente famosi - e nel 2013 "Una nazione in coma" (Minerva edizioni). Nato a Imola (Bologna) il 21 agosto 1930, dopo il liceo Buscaroli studiò organo con Ireneo Fuser e si laureò in storia del diritto italiano. Nel 1955 Leo Longanesi lo chiamò al "Borghese", dove si occupò di "musica e guerre", con cui collaborò fino al 1977. Dal 1971 al 1975 fu direttore del quotidiano "Roma" di Napoli e nel 1979 iniziò una collaborazione con "Il Giornale" di Indro Montanelli, usando il proprio nome per la critica musicale, mentre per le note di politica e costume il direttore gli impose di firmare con lo pseudonimo di Piero Santerno. La collaborazione continuò anche con il successore di Montanelli, Vittorio Feltri.

Assieme al critico musicale Paolo Isotta, Buscaroli ha diretto una collana editoriale per la Arnoldo Mondadori Editore. Dal 1976 al 1994 ha insegnato nei Conservatori di Torino, Venezia e Bologna. Di lui è stato detto che intende collocarsi nella corrente del revisionismo storiografico, estendendola dal campo politico a quello musicale. Ha avanzato l'ipotesi che il Requiem di Mozart sia rimasto incompiuto non, come vuole la tradizione, a causa della morte del suo autore, bensì per una scelta deliberata di Mozart stesso, dovuta alla ripugnanza, da parte di quest'ultimo, ad adempiere la clausola contrattuale (impostagli dal committente) che gli impediva di rivendicare la paternità della sua opera. Sono numerose le dichiarazioni controverse di Buscaroli. Suscitò scalpore e proteste una sua intervista concessa al "Corriere della Sera" del 27 maggio 1994 nella quale Buscaroli affermò che la destra avrebbe dovuto chiamare i gay "correttamente froci o checche" e che gli stessi "andrebbero spediti in campo di concentramento". In un'intervista al quotidiano "Il Foglio" del 21 aprile 2005 Buscaroli dichiarò di considerarsi"un superstite della Repubblica Sociale Italiana, in territorio nemico". Nel novembre dello stesso anno ricevette una segnalazione per il conferimento di un'onorificenza dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, che rifiutò. In un'intervista concessa il febbraio 2010 a "La Stampa" Buscaroli si autodefinì "fascista deluso" e dichiarò: "Anche il nazismo mi ha deluso: Hitler non ebbe il coraggio di sbarcare in Inghilterra". Ad una precisa domanda dell'intervistatore sulla Shoah, Buscaroli rispose: "Ritengo che Hitler non sapesse. Ma non mi si annoveri tra i negazionisti. Non voglio approfondire, non voglio credere". Anche questa intervista suscitò polemiche e lettere di protesta indirizzate alla redazione del quotidiano.