di Valentina Bonavolontà

NAPOLI. Le anime “pezzentelle” tornano a Napoli e da oggi  sono esposte nel Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
“Ritorno. Il culto delle anime pezzentelle” è il nome del progetto espositivo che vede come protagoniste centoquarantasette anime del Purgatorio realizzate in terracotta, provenienti da una raccolta privata di un collezionista romano, che custodiva le statuette  un tempo popolanti le edicole votive in città. 
I pezzi sono stati rilevati dal restauratore napoletano Diego Pistone e poi acquisiti dall’Opera Pia Purgatorio ad Arco Onlus. 
«Portare le anime del Purgatorio qui – dice Francesca Amirante, curatrice della mostra e del Complesso Museale – significa dare un nuovo senso ad un luogo, valorizzarlo e consegnare a Napoli forze nuove, come questo gruppo di giovani collaboratori, che ha deciso di impiegare le loro competenze in questa città».
Fanciulle, soldati, preti, vecchi, giovani, anime a mezzo busto avvolte dalle fiamme e imploranti, in ginocchio, a braccia aperte: tutte le figure si rivolgono al fedele per chiedere una preghiera che li avvicini al Paradiso.
Nel Purgatorio, dunque, c’è un sacco di gente, e tutta diversa. Tra queste anime i personaggi di famiglie illustri trovano conforto nelle messe in suffragio a loro dedicate o nelle donazioni fatte alle chiese, ma, intorno a loro, una moltitudine di anime abbandonate, nate e cresciute nella povertà, che chiedono una preghiera e aspettano il Paradiso: “le pezzentelle”.
Il culto di queste anime è intimamente legato a Purgatorio ad Arco, custode di resti umani abbandonati e ignoti,  speciali intermediari per preghiere e intercessioni.
Tra le tante anime c’era quella da accudire personalmente, che si manifestava in sogno, limbo tra mondo umano e divino, attraverso il quale  comunicava con il fedele, che, in uno scambio eterno e reciproco, eleggeva l’anima a tutelare la sua esistenza. 
Un legame antico unisce Napoli all’Aldilà e, in particolare, al Purgatorio: anime impure, avvolte dal peccato e dalla miseria in vita le ritroviamo, come uno specchio, dall’altra parte ancora in lotta con la speranza: avvinte dalle fiamme, ma proiettate con le braccia in alto a cercare Dio, o meglio refrisco e sullievo a ll’aneme ô Priatorio. Il culto delle anime “pezzentelle” venne definito arbitrario e superstizioso dalla Chiesa nel 1969, ma in realtà si manifesta ancora oggi attraverso le visite di alcuni fedeli alle anime più gettonate, come quella di Lucia, il teschio con il velo da sposa, protettrice dei matrimoni, o attraverso la miriade di bigliettini e monete che visitatori e turisti lasciano accanto alle “capuzzelle”. 
Nello spazio dell’Ipogeo al termine della mostra sarà proiettato un video-racconto di Gualtiero Peirce che rappresenta un’opera autonoma dedicata ai visitatori. «Ci siamo avventurati tra le parole e i sogni – dice Gualtiero  – ed è nata un’opera sospesa tra mistero e fede: quando i visitatori passeranno davanti allo schermo troveranno un’anima che, guardandoli negli occhi, gli racconterà qualcosa. Sogno? Realtà? Napoli è così: ciascuno porterà a casa la sua verità».