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Il dibattito

«Autonomia, a rischio anche le carceri»

L’allarme dei medici: «A Napoli per la sanità penitenziaria sarà un disastro»

«Autonomia, a rischio anche le carceri»

Il segretario regionale dell’Anaao Assomed, Bruno Zuccarelli

NAPOLI. L’emergenza sanitaria nelle carceri in Campania, già drammatica oggi, «rischia di esplodere in tutta la sua drammaticità se l’autonomia differenziata dovesse diventare realtà». L’allarme lo lancia il segretario regionale dell’Anaao Assomed Bruno Zuccarelli, che - numeri alla mano - offre una fotografia della situazione che è già adesso quella di una gravissima emergenza.

«LO STATO DOVRÀ ACCETTARE DI AVERE LE MANI SPORCHE DI SANGUE». Il punto, però, è che se la legge sull’autonomia differenziata, approvata appena pochi giorni fa dal Parlamento, dovesse provocare quello che tanti tempo, e cioè una riduzione dei trasferimenti al Sud, è chiaro che con meno risorse regione come la Campania «vedranno un peggioramento della situazione. Se questo avverrà, lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti», è l’immagine forte usata da Zuccarelli per descrivere tutta la drammaticità del rischio che si corre.

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«AI DETENUTI NEGATO IL DIRITTO ALLA SALUTE». La premessa è che già in questo momento, alle condizioni date, «ai detenuti campani si nega il diritto costituzionale alla salute e, ancora una volta, si costringono i medici a lavorare in condizioni degradanti, oltre che pericolose», spiega il segretario regionale dell’Anaao Assomed.

COSA DICONO I NUMERI DELL’EMERGENZA. Partiamo dai numeri. Solo nelle carceri napoletane tra Poggioreale, Secondigliano e Nisida dovrebbero essere in servizio almeno 53 medici. La popolazione carceraria conta più di 3.400 unità. I medici in servizio sono solo 28: uno ogni 120 detenuti. Gli infermieri sono solo 140, circa 1 ogni 24 detenuti.

APPENA UNO PSICHIATRA OGNI 500 CARCERATI. Zuccarelli, candidato anche alla presidenza dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Napoli e provincia nella lista Etica, denuncia poi la gravissima carenza di psichiatri e psicologi nelle strutture carcerarie che sempre più spesso sono teatro di suicidi. «In questo caso - prosegue - il rapporto medico/detenuti è ancora più disastroso: ogni psichiatra deve occuparsi di 500 carcerati e ogni psicologo, in tutto ce ne sono 6, ha in carico circa 600 detenuti. Questo significa che in pratica ciascun detenuto è abbandonato al proprio dramma e nessuno può ricevere un reale supporto».

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LA SITUAZIONE DEGLI INFERMIERI. Se ci si sposta sul fronte degli infermieri le carenze sono enormi: queste figure professionali, infatti, ammontano appena a 140 (circa 1 ogni 24 detenuti), e non va certo meglio per gli operatori sociosanitari.

«CON L’AUTONOMIA NEL LE CARCERI ANDREMO ALLA CATASTROFE». Su come tutto questo possa aggravarsi con l’eventuale realizzazione dell’autonomia differenziata, Zuccarelli non ha dubbi: «In una situazione così compromessa le disparità legate alla diversa capacità delle Regioni di fornire servizi adeguati saranno catastrofiche. Regioni con risorse economiche maggiori - ragiona il segretario campano dell’Anaao Assomed - miglioreranno i servizi sanitari, anche nei propri istituti penitenziari, mentre quelle con meno risorse vedranno un peggioramento della situazione. Se questo avverrà, lo Stato dovrà accettare di avere le mani sporche del sangue dei detenuti che in quelle carceri si toglieranno la vita o non avranno le cure necessarie».

«L’INCOLUMITÀ DEI MEDICI È RISCHIO». Altro aspetto caro a Zuccarelli è quello delle condizioni nelle quali i medici sono costretti a lavorare. «È inaccettabile - le sue parole - che i colleghi debbano mettere a rischio la propria incolumità e la salute dei detenuti. La professione medica non richiede solo un alto livello di competenza, ma anche possibilità decisionale e di programmazione, qualità che possono essere gravemente compromesse dalle attuali condizioni, che sono insostenibili».

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«IN QUESTE CONDIZIONI LAVORARE È PERICOLOSO». Per il leader regionale dell’Anaao Assomed costringere i medici a lavorare in queste condizioni solleva gravi questioni di etica: «È dovere delle istituzioni garantire che i professionisti della salute possano operare in un ambiente sicuro e di supporto. Non farlo significa ignorare la dignità e il benessere dei medici, oltre a compromettere gravemente la sicurezza dei detenuti», incalza Zuccarelli. Che poi ricorda come la responsabilità di fornire cure adeguate non dovrebbe ricadere solo sui singoli medici, «ma su tutto il sistema che deve garantire le condizioni necessarie per operare al meglio. Noi ci batteremo perché questo avvenga».

SE TUTTI I MEDICI PREVISTI FOSSERO IN SERVIZIO NON BASTEREBBE. Zuccarelli torna poi sui numeri, che in tutta questa vicenda sono la cosa più importante di tutte. Dopo aver ricordato che «stando al fabbisogno approvato dalla Regione, nelle carceri napoletane di Poggioreale, Secondigliano e Nisida dovrebbero essere in servizio almeno 53 medici», Zuccarelli aggiunge che anche se così fosse, si tratterebbe di un numero «già molto basso se si considera che parliamo di una popolazione carceraria di più di 3.400 unità».

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