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Il caso
02 Giugno 2025 - 19:04
Stefano Addeo
Il professor Stefano Addeo ha tentato il suicidio. Il docente è stato immediatamente soccorso e trasportato in codice rosso all’ospedale di Nola. Secondo quanto si apprende, non sarebbe in pericolo di vita.
Addeo è l'autore del post choc pubblicato su Facebook con il quale si augurava alla figlia della premier Giorgia Meloni di morire come Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola uccisa dall'ex fidanzato.
Prima di ingerire una forte dose di medicinali avrebbe avvertito la dirigente scolastica dell'istituto dove insegna la quale ha subito allertato i carabinieri che sono accorsi nell'abitazione del professore.
Docente di tedesco, originario di Marigliano, si era scusato per il post, che aveva rimosso dopo che era diventato virale. Su di lui indagini della Procura di Roma, ma anche un'attività ispettiva dell'Ufficio scolastico regionale.
In una lettera chiedeva alla premier di incontrarla per potersi scusare.
«Ho assunto diversi barbiturici, diversi farmaci, è una situazione che non riesco a sostenere». Le prime parole di Addeo, raggiunto al telefono. «Ho commesso un errore, ma non dovevo essere crocifisso in questo modo, mi hanno linciato. Ho chiesto scusa, non ce l'ho fatta».
LA LETTERA A MELONI
«Le chiedo, se possibile, di potermi incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi». È uno stralcio della lettera. Il testo di cui il Roma è venuto in possesso sarà pubblicato integralmente domani sul nostro giornale.
«Non c'è giustificazione possibile per le parole scritte. Mi assumo ogni responsabilità - scrive Addeo - anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l'idea di augurare la morte a una bambina. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta né come uomo né come educatore».
Nel testo, Addeo parla della sua situazione personale, del rapporto con la madre anziana e della sofferenza per quanto accaduto: «So bene che nulla può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora».
Il docente si rivolge direttamente al premier chiedendo perdono per il gesto «che ha ferito Lei e la sua famiglia, e in particolare Sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo».
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