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Congregazione dell'Oratorio di San Filippo NEri

Come Napoli riuscì a ottenere l’arrivo dei primi sacerdoti

La mobilitazione di nobili, popolo e ordini religiosi per convincere il fondatore

Come Napoli riuscì a ottenere l’arrivo dei primi sacerdoti

A Napoli San Filippo Neri (1515-1595) non venne mai. Ma la Fondazione dell’Oratorio nella nostra città è un capitolo importante in ogni biografia del Santo. Lo scrive Padre Corrado Sedda nel suo libro (“San Filippo a Napoli. l’Oratorio napoletano dalle origini all’autonomia -1583-1628” -, Fede&Cultura, pp. 292, euro 19). Nel 1584 Francesco Tarugi, stretto collaboratore di San Filippo, diretto a Ischia per le cure termali, si fece accompagnare a Napoli “da due giovani di Congregazione e due fratelli laici”. Fu il passaggio decisivo in una vicenda di pressioni sul fondatore della Congregazione. ll 2 maggio dello stesso anno un decreto stabilì che il rettore della nuova casa, se la decisione definitiva fosse stata presa, sarebbe stato Tarugi. La contrarietà di San Filippo all’insediamento dell’Oratorio a Napoli non nasceva da ragioni specifiche. La sua convinzione era che la formula originale ed innovativa della Congregazione, «una comunità autonoma di sacerdoti secolari senza obbligo di voti, se non la reciproca “libertà nella carità”», e non un ordine religioso, non dovesse essere esportata. Ma nella Napoli del ’500, dove agivano figure come San Gaetano Thiene, e la Venerabile Orsola Benincasa, la predicazione e la pietà di quei sacerdoti colti e dottrinalmente saldi, che la domenica riempivano la Cattedrale per le loro omelie, suscitava ammirazione. Alla fine, San Filippo cedette alle pressioni e nel 1568 autorizzò, pur senza convinzione, la nascita dell’Oratorio di Napoli. Le divergenze tra Napoli e Roma, però, cominciarono subito. Vertevano sulla natura della Congregazione. «San Filippo - scrive Corrado Sedda - volle costituire una comunità di preti secolari liberi dalla professione dei voti religiosi (castità, povertà, obbedienza) e tuttavia affini ai consacrati per la dimensione della vita comunitaria e le condizioni che impone al singolo». Nel 1602, si giunse di comune accordo a una separazione tra le case degli Oratoriani di Roma e di Napoli, ma solo nel 1612 un Decreto della Santa Sede impose la separazione, dopo che Papa Paolo V aveva approvato le Costituzioni, l’atto fondativo della Congregazione. A Napoli i Gerolamini proseguirono l’apostolato, richiamando le migliori intelligenze cattoliche, come Giambattista Vico. In pochi, ma capaci di garantire il culto e assicurare l’apertura del grande complesso in via Duomo. Per 430 anni, fino al 2012, quando il sequestro della Biblioteca e il processo - nel quale l’ultimo Preposito dell’Oratorio di Napoli è stato assolto con formula piena - hanno portato alla sospensione dell’apostolato. Ora la grande chiesa dei Gerolamini è un’attrazione del circuito turistico, con biglietto d’ingresso.

APPROFONDISCI

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