Sui social esplode la polemica. Molte le condanne contro la violenza verbale, ma c’è chi “stempera” sostenendo sia frutto dell’«esasperazione» degli esercenti

"L'unica ‘Speranza' è che muoia Conte". È quanto recita un cartello affisso sulla porta di un negozio a Cernusco sul Naviglio, nell'hinterland milanese. Una frase choc riferita al presidente del Consiglio Giuseppe Conte (e al ministro della Salute Roberto Speranza) in riferimento alla protesta di commercianti e ristoratori contro la nuova zona rossa imposta in tutta la Lombardia da oggi, domenica 17 gennaio.

Il cartello sulla vetrina di un negozio a Cernusco sul Naviglio
La fotografia del cartello con la minaccia di morte al capo del governo è stata condivisa su Twitter dalla giornalista Selvaggia Lucarelli. Come riporta fanpage.it, molti i commenti da parte anche di residenti di Cernusco, divisi tra chi condanna senza mezzi termini e chi difende o giustifica parzialmente il messaggio: "è una frase da condannare assolutamente. Però mettiamoci nei loro panni", scrive un utente.

Le proteste contro la zona rossa, dai commercianti ai ristoratori

Le iniziative di protesta contro la chiusura delle attività commerciali e di ristorazione sono riprese dopo il periodo delle feste natalizie. Molti ristoratori hanno aderito alla campagna social #Ioapro, scegliendo di lasciare le proprie strutture aperte al pubblico rischiando la multa. Un modo per manifestare il proprio dissenso e sottolineare le difficoltà economiche per chi da quasi un anno non può lavorare o è costretto a limitare molto la propria attività.

In un locale di zona Sempione a Milano venerdì 15 gennaio sono state multate e identificate novanta persone per aver violato le disposizioni in materia di Covid. Una scena surreale dove da una parte c’erano clienti intenti a ballare e cenare e dall’altra gli agenti della Digos.

 

Conte punta a quota 158, la strategia del premier

Una strategia rischiosa, da giocatori d'azzardo. Domani il voto alla Camera, poi quello più scivoloso di martedì a Palazzo Madama. Al Senato l'obiettivo è arrivare a 158 voti favorevoli, così da dimostrare "che Iv non è determinante e anche se avesse votato contro non sarebbe cambiato nulla". Ma soprattutto la speranza è che il partito renziano si spacchi e che, come Vito De Filippo ieri, altri abbandonino la scialuppa renziana per tornare al Pd. E che i centristi, che ieri hanno sbattuto la porta, possano tornare a vacillare. Oltre a qualche assenza nelle file di Fi, salvifiche per abbassare il quorum. E' questa, al momento, la strategia su cui puntano Giuseppe Conte e i suoi fedelissimi, certi che nessuno, in realtà, sia desideroso di tornare al voto.

 

 

Italia Viva, Rostan voterà la fiducia a Conte

"Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte. Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa". Lo dichiara Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera in quota Iv, annunciando il suo voto a sostegno del governo Conte.

"Era giusto – come fatto - incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica; era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no. Ritirare i ministri, quindi ritirare la fiducia al governo e aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa”.

“Non è un caso – prosegue Rostan - che i cittadini non abbiano capito e condiviso questa posizione. Ho ricevuto centinaia di messaggi di disappunto: non ci contestano la critica al governo, che, anzi, è anche in parte condivisa. Ci contestano la scelta della rottura, che peraltro come grammatica della politica non appartiene a chi vuole rappresentare un’area moderata. La rottura, in politica, è l’ultima spiaggia, non il punto di partenza di una trattativa. Gli italiani, in questo momento, stretti tra la paura del virus, tra la preoccupazione per sé e per i propri cari, a volte attraversati dal dolore di una perdita, angosciati per le conseguenze economiche della pandemia, per il timore che la fine sia lontana, vogliono più governo non meno governo, vogliono un governo più efficiente e pronto, non un governo sfiduciato".

"A questo aggiungiamo la durezza della crisi economica, i posti di lavoro perduti, l'incognita del futuro per tante famiglie, visto che il dramma sociale sarà molto più lungo dell'emergenza sanitaria - osserva ancora Rostan - La speranza dei cittadini è che alla guida sappiano prendere le decisioni giuste: sul contenimento del contagio, sui ristori economici, sulla campagna di vaccinazione, sulla costruzione del futuro. Se cade il governo, dentro una crisi dai contorni confusi, litigiosi, chi le fa le cose? Questa è la domanda che si stanno facendo tutti”.

“Se vogliamo metterci in ascolto dei cittadini, com’è nostro dovere, - conclude la deputata - noi non possiamo ignorare quell’onda di disappunto che si sente forte rispetto all’apertura di questa crisi. Abbiamo fatto uno sforzo enorme per comporre un quadro politico difficile con i 5stelle, nell’agosto del 2019, e per dare un governo al Paese, ed eravamo in tempo di pace. Ora, con la pandemia, con la paura della terza ondata, con 80mila morti, con la complessità della campagna di vaccinazione, con la difficoltà di ripartire, di ricostruire, rovesciamo il governo che noi abbiamo fatto nascere e rinunciamo alla mediazione? Mi pare un errore madornale di lettura della fase politica e di preoccupante sconnessione con il sentimento delle persone. È necessario, arrivati a questo punto, ritrovare lo spirito del messaggio del Presidente Mattarella. Costruire, non demolire. Costruire innanzitutto dialogo, composizione, accordo, intesa. E poi, un Paese nuovo”, conclude.