NAPOLI. II ragtime, per molti aspetti, rimane ancora una zona d'ombra per molte persone. I jazzofiIi e gli "addetti ai lavori" lo conoscono come una delle tante radici della musica afro-americana dimentichi, forse, che questo stile ha rappresentato la somma di un'epoca in un'America pregna ancora di pregiudizi razziali. II libro di De Stefano, “Il Ragtime-Storia di quel ritmo sincopato antenato del jazz” (Logisma Editore, Firenze 2024, pagg. 268, €. 26,00) oltre ad essere un momento culturale di estrema importanza poiché va a colmare una lacuna in atto da diversi decenni non solo in ltalia bensi in tutta Europa, vuole essere anche un punto di verifica - nel concreto della discussione - dello studio, del meditato ascolto e se davvero la musica sincopata - progenitrice del jazz - presenta alla coscienza musicale d'oggi quelle suggestioni e quegli stimoli che alcuni o molti di noi vanno cogliendo. 

   Che cos'e il ragtime? Volendo esaminare etimologicamente la parola; dovremmo rifarci all'Encyclopedie de la musique di A. Lavignac che lo definisce come 'una melodia fortemente sincopata sovrapposta a un accompagnamento rigorosamente regolare'. Ma ci sarebbe anche un'altra definizione ovvero quella di "tempo stracciato" poiché il verbo «to rag» significa (stracciare). Un tempo stracciato, ecco tutto! Ed è cosi, poiché la peculiarità di questo stile pianistico è proprio il sincopato ovvero la continua sovrapposizione di un ritmo irregolare a un ritmo regolare. II ragtime, pur essendo musica composta, ·emulazione della tecnica dei bianchi che sembra smentire il carattere istintivo della musica neroamericana-, è anche, curiosamente, musica parodistica, come il 'cakewalk' dal quale aveva tratto origine. Non si sa se parodizzi l'immagine del bianco da parte del nero o il nero stesso; possiamo soltanto pensare che vi sia un certo pathos nell'ossessione del nero verso la forma rondò bianca come tentativo di addomesticare, anzi di «civilizzare», l'isterismo ritmico del «barrelhouse stomp», specialmente come viene esemplificato nei pezzi ispirati al treno.   

   L'essenza del ragtime e il suo modello ritmico ininterrotto che, benché di solito sincopato, non è mai violento. La malinconia, la frenesia, l'estasi del blues vengono tutte bandite. Invece del lamento o dell'orgia, si ha un atteggiamento senza espressione che esclude la sensazione personale. La musica appare dura, lucida, ostinatamente eupeptica e incorreggibilmente gaia; pur nella sua meccanicità e persino elegante, come il dandy nero che porta il cappello di paglia sulle ventitre. 

   Il massimo creatore, compositore ed esecutore di ragtime resta di fatto Scott Joplin. Egli crebbe in un periodo paradossale del tardo XIX secolo, quando i neri stavano conquistando l'eguaglianza ma simultaneamente erano oggetti di una crescente repressione da parte della società. Il suo brano più famoso rimane «Maple Leaf Rag», conosciuto più tardi da noi italiani come la sigla di chiusura di quel programma di RaiDue di facile consumo qual era «Odeon». Nel mondo il ragtime e lo stesso Joplin hanno avuto il loro periodo di splendore-revival con l'uscita del film «La Stangata», il cui tema - The Entertainer - era stato illegalmente attribuito a Marvin Hamlisch. Quando nel '76 si sparse la voce che c'era una possibilità che il best-seller di Doctorow, «Ragtime», venisse trasformato in film, gli aficionados del ragtime già pensavano ad una seconda «Stangata». Purtroppo non fu così! In quella proiezione cinematografica, il rag a stento si accennava. Si raggiunse il colmo quando si seppe che le note di apertura e chiusura della pellicola erano quelle di un valzer, quando poi si poteva attingere ad un vasto patrimonio sincopato.

   Pochi sono coloro che si dedicano alla riscoperta e alla conservazione di questo stile pianistico, vero progenitore della musica americana. Fra questi fa d'uopo citare proprio De Stefano che col suo libro non solo ha messo in luce le origini di un sound che in tutta fretta ha conquistato le platee di tutto il mondo, ma ha riscoperto una fetta di storia americana, di un'epoca qual era quella a cavallo tra Otto e Novecento, le cui forze sociali e culturali erano profondamente dedite all'accaparramento di ricchezze a discapito - com'e di prammatica nelle grandi società - della classe meno abbiente, nel nostro caso i neri d'America. Ecco, proprio per questo, gli afro-americani risposero con il ragtime, col divertimento, anche se poi dietro i loro sorrisi e le loro note rag si celava una profonda inquietudine.