Giovanni Canestrelli colpisce ancora al cuore con il suo nuovo romanzo “Buoni e Cattivi” (edito per Apeiron Edizioni).

Due storie intense che s’inseguono, si sfiorano, e sembrano non incontrarsi mai. Due ambientazioni diverse tra loro, in cui i protagonisti - Elena Parri, giovane e brillante ufficiale dei carabinieri, e Antonio De Vita, sacerdote combattivo e tenace - sono chiamati ad affrontare due facce diverse del male. I capitoli si alternano, tenendo chi legge costantemente sospeso tra un duplice omicidio all'apparenza inspiegabile e un claustrofobico seminario.

 

E in occasione dell’uscita del romanzo, abbiamo posto alcune domande al suo autore.
 

Un libro che, come in una scacchiera, presenta in bicromia i buoni e i cattivi e che con la medesima alternanza di caselle racconta due storie parallele che solo a tratti s’intrecciano. Ci sarebbe stato materiale per due singoli romanzi. Da dove nasce la scelta di far confluire in un unico libro le due narrazioni?

Avevo da tempo in mente queste due storie, due argomenti tra loro molto diversi, e non sapevo decidere a quale dare spazio. Poi, scrivendo, mi sono reso conto che potevano camminare insieme: i protagonisti si conoscevano bene tra loro, l’azione nasceva sullo stesso territorio… le ho portate avanti contemporaneamente e ho intuito che quello del doppio binario era un meccanismo  in grado di tenere alto l’interesse del lettore.  Il resto è venuto da sé’.

Con la consueta eleganza, equilibrio e piacevolezza di lettura, con “Buoni e Cattivi”, torni a trattare, dopo “Pezzi di Ricambio”, tematiche dal forte impatto emotivo che coinvolgono il mondo dei bambini; questa volta come denuncia alla piaga della pedofilia all’interno del mondo ecclesiastico, con la chiara accusa di connivenza anche delle alte sfere. Quando ti è “costato” raccontare questo dramma?

Con il Motu proprio “Vos estis  lux mundi” , pubblicato nel maggio del 2019, Papa Francesco è sceso in campo con determinazione e coerenza nella difesa dei minori, affermando che chi commette un crimine ai loro danni deve essere punito in modo corrispondente. È un primo passo, ma con la narrazione mi sono spinto oltre, immaginando un primo Papa di colore che dedicasse il suo mandato al tentativo di sanare con ogni mezzo questa terribile piaga. Mi rendo conto che ci sono argomenti più leggeri, ma credo anche che la tattica dello struzzo non sia quella da adottare’.
 

Tanti i puntuali e mirati richiami ai passi delle Sacre Scritture. Ti sei dedicato molto alla ricerca e alla lettera dei testi sacri?

Le Sacre Scritture, che si sia credenti o no, costituiscono, a mio giudizio una lettura molto interessante e stimolante. Mi hanno sempre affascinato anche per la grande fantasiosità degli scenari evocati. In particolare credo che una lettura dell’Apocalisse potrebbe far bene a molti’. 
 

Nei tuoi libri ci sono spessissimo riferimenti all’arte e in particolare alla musica. In “Buoni e cattivi” penso su tutti alla citazione “In missione per conto di Dio”. Quando di te e delle tue passioni trasponi nei tuoi scritti?

In quello che scrivo ci sono costanti riferimenti al mio quotidiano, alle mie passioni, al mio modo di intendere la vita, i rapporti umani, le reazioni emotive. Quello che più mi affascina in un romanzo è la sincerità dell'autore, la trasposizione scritta di situazioni e sentimenti semplici, nei quali potersi facilmente immedesimare, quasi vivendo in prima persona le vicende narrate. Attribuire ai personaggi che creo le mie stesse passioni mi sembra il modo migliore per cercare di generare un contatto tra scrittore e lettore. La verifica della bontà dell’assunto è rimessa al giudizio dei lettori’.

MS