Gialli fulminanti di Carlo Bernari è il primo titolo – tratto una citazione ad effetto ma quantomai appropriata – della nuova collana (con un nome altrettanto efficace, “faccia gialla”) mandata da poche settimane in distribuzione dall’editore Pasquale Langella di Napoli. Napoletano era pure Bernari – narratore in prosa, giornalista, sceneggiatore – autore di sedici narrazioni, brevi e “fulminati”, apparse sulle pagine del quotidiano campano “Il Mattino” tra l’estate e l’autunno del 1981. La breve presentazione della rubrica, da parte della redazione del giornale, dava senso e misura dei testi di Bernari: “È possibile scrivere un racconto giallo che non superi la lunghezza di una colonna di un quotidiano, l’equivalente di poco più di due cartelle dattiloscritte? Questa è la domanda che “Il Mattino” ha posto a Carlo Bernari. Lo scrittore ha risposto con il “giallo fulminante” che pubblichiamo qui sotto: è il primo di una serie di racconti brevi preparati da Bernari per i lettori de “Il Mattino”. A più di quarant’anni dalla prima uscita, i sedici racconti dell’autore di Tre operai trovano, dunque, una nuova veste editoriale – in forma di agile volumetto dalla copertina ‘gialla’ – proposti nell’indice secondo l’ordine cronologico di pubblicazione della rubrica del giornale e con una puntuale prefazione a cura di Enrico Bernard. Nella nota introduttiva Bernard molto opportunamente rileva il ‘debito’ – nella misura di continuità tematica e stilistica – di questi testi rispetto alle strutture moderne del “giallo metafisico” e dell’“inchiesta giornalistico poliziesca”; e, ancor più nello specifico, se messi a confronto con tre romanzi precedenti: Un foro nel parabrezza (1971), Tanto la rivoluzione non scoppierà (1976) e Il giorno degli assassinii (del 1980), addirittura citato nelle carte di un famoso caso giudiziario dell’epoca. Per Bernard “è interessante notare che vi è un certo parallelismo tra questi brevi racconti e l’opera di narrativa di indagine da cui sono scaturiti. In primo luogo, la voce narrante che corrisponde allo stesso autore nella veste di investigatore, in grado di scovare sempre una verità nascosta sotto le apparenze quotidiane. Ovviamente vi sono riscontri nella passione di Bernari per l’opera di Simenon e dei gialli della serie televisiva dei Maigret, citata nei testi, con Gino Cervi, di cui lo scrittore napoletano era un cultore. Infatti una delle prime collaborazioni cinematografiche di Bernari in gioventù fu per la sceneggiatura de I due sergenti di Enrico Guazzoni del 1936, il film che lanciò proprio Gino Cervi come primo attore. Il detective Bernari è dunque il protagonista di questi gialli tratti da idee maturate facendosi la barba col giornale radio acceso. E i personaggi di contorno rubati alla realtà quotidiana e familiare dello scrittore, come il cane Cèsar, pastore tedesco di Casa Bernari, o il gatto bigione di famiglia, battezzato Codamozza dalla moglie dello scrittore. Insomma, in questi gialli fulminanti c'è molto Bernari, molto del suo vissuto e tutta la sua passione di scoprire la verità, quella veramente vera, sotto il tappeto del reale e delle fugaci ombre platoniche”.