C’eravamo anche noi la settimana scorsa nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, per assistere al conferimento della Cittadinanza Onoraria a Gianni Minà. Erano anni che non ci vedevamo col nostro amico Gianni e, quale occasione migliore, per rinverdire il successo del suo mitico programma Rai: “Blitz”. E così, con la mente siamo andati al lontano 1985; lavoravamo al Bagaglino di Roma (Salone Margherita), con mostri sacri quali Lionello, Gullotta, Mazzamauro, etc. Un mercoledì sera venne a trovarci Minà, per invitarci la domenica successiva quali ospiti del suo “Blitz”, che si sarebbe tenuto nel cortile del carcere minorile Filangieri; ovviamente accettammo subito, anche in virtù del fatto che il Bagaglino, al contrario di altri teatri, faceva riposo proprio la domenica. Quindi ci saremmo esibiti “in casa” e la cosa ci responsabilizzava oltremodo; cosa avremmo offerto al pubblico? Poiché ogni sera, dopo lo spettacolo, facevamo ritorno a Napoli in macchina, durante il percorso, muniti di registratore, provavamo la nostra performance che si basava su di un colloquio di lavoro di un disoccupato napoletano che, seppur istruito, era pronto ad accettare qualsiasi offerta; i soli tre giorni di tempo ci creavano una forte ansia e preoccupazione. Fu Gigi ad vere l’idea illuminante; disse a Edo: “poiché quando tu entrerai in scena, troverai me seduto alla scrivania che ti porrò dei vari fogli messi davanti a me (in effetti era il copione), delle domande, per te sarà più facile rispondere. E così arrivammo alla fatidica domenica con ospiti, oltre noi, Lina Sastri, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Tullio De Piscopo, ed in collegamento “un certo” Eduardo De Filippo. Giunti al momento cruciale, Minà annunciò “ed ora un momento di sano divertimento con I Fatebenefratelli”. Io (Edo) uscendo dissi “È permesso?”, Gigi Rispose “Avanti”. Mi accostai a Gigi e, proprio in quel momento, (era tutto in diretta) una folata di vento fece volar via tutti i fogli dalla scrivania; Gigi li raccolse alla men peggio; ci guardammo negli occhi come dire “E mò che facimme?”. A quel punto, consentitecelo, prese il sopravvento “il mestiere”. Come andò a finire? Finita la scenetta, Minà ci chiamò dietro le quinte complimentandosi e chiedendoci se avevamo pronta un’altra “cosetta” visto che le prima era andata più che buona. Nel ricordarla, ci siam fatte tante risate nel Maschio Angioino, con il “napoletano” Minà. Alla prossima.