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Camorra, quel “grido” inascoltato di De Luca

Opinionista: 

Quanto sarebbe potuto essere prezioso, utile per il Paese il voto del 4 marzo del 2018, se “i peggiori vincenti” di quelle elezioni, M5S e Lega, una volta andati al Governo, ponendo da parte risentimenti e altre meschinerie si fossero tenuti alla larga dalla perfida politicizzazione. La condanna della “prima repubblica”, su cui i cosiddetti “nuovi” hanno costruito fortune elettorali inimmaginabili, tradendo però, appena giunti nel palazzo, i loro “vaffa” di battaglia. Politicizzazione intesa nel vedere le cose nel segno tribale dell’appartenenza, recentemente confermato dal “manuale Toninelli” da spietata lottizzazione. Pur continuando a tuonare contro il sistema, in realtà si procede nel sistemare i fedelissimi e a epurare quelli che la pensano diversamente. Se si vuol giudicare con equità la guerra in atto tra De Luca, il ministro dell’Interno e i Cinquestelle sul “caso formiche” al Don Bosco e il discutibile varo della commissione di accesso agli atti dell’Asl 1, bisogna partire da questo antefatto. Che non è una invenzione ma una costatazione oggettiva d’essere finiti “dalla padella alla brace”. Da quando collaboriamo con il “Roma”, cioè da anni, non abbiamo risparmiato una sola critica al Governatore per la sua visione, spesso assolutista e feudale del potere, mai lasciato correre una sua tracimazione, anche veniale. Ma stavolta ha ragione da vendere. E fa bene ad alzare la voce. “Carta canta”: dal novembre del 2018 agl’inizi del 2019, nel periodo in cui le “formiche addomesticate” apparivano e scomparivano all’ospedale Don Bosco in dolenti e pietosi posti strategici per “ricattare” non per cambiare le cose, l’unico che vide lontano e lo denunciò fu De Luca. Mentre i Nas cercavano di vederci chiaro, le istituzioni locali “aspettavano lo sviluppo degli eventi”, la politica politicante “vigilava”, così egli parlò: chi vuol verificarlo, può sfogliare le cronache napoletane del 2 febbraio del 2019. “Abbiamo capito - disse allora De Luca - che il problema non è liberarsi delle formiche ma è liberarsi della camorra e dei delinquenti. Per questo voglio fare un appello alla parte sana, alla stragrande maggioranza dei cittadini: ci diano una mano per fare pulizia e liberare la città dai residui di scorrettezza di delinquenti che sono presenti in tante strutture pubbliche. Dateci una mano per ripulire la città”. A queste parole che tiravano in ballo anche le istituzioni locali, come risposta ci fu il silenzio. Il prefetto non diede neanche seguito a una richiesta esplicita avanzata dal Governatore di istituire un presidio di polizia in seno a quel “formicaio inquietante”. Perché non fu informato un ministro dell’Interno come Salvini, chiamato anche “ministro dell’Esterno”, sempre per strada, pronto come “Capitan Ventosa” a intervenire? Conoscendone la ben nota sensibilità, lui sarebbe sceso con il lanciafiamme. Perché ci si svegliati solo ora? Bando alle ipocrisie! Qui la questione è altra: ora che la Sanità sta meglio, non piace che esca dal “commissariamento”. Tiriamo intanto un sospiro di sollievo, nel sapere che i guasti di Bassolino e di Caldoro, dopo anni di sacrifici collettivi, sono stati saldati.