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La democrazia del caldo e le leggi del clima

Opinionista: 

Ci sono realtà che contagiano tutti. Poveri e ricchi, patrizi e barboni, aristocratici e senza tetto. E dilagano in una diffusione ampia, totale, probabilmente senza apparenti limiti. Il caldo, soprattutto di questi tempi, è figlio della democrazia. che appare figlia del pluralismo. E rispetto a questo fenomeno, anno dopo anno più devastante, l’uomo si pone da sempre incerto e incredulo, incapace di organizzarsi tempestivamente. Ecco così, le donne pronte a mostrare di tutto e di più, anche e soprattutto quello che, quasi stabilmente, bisognerebbe nascondere. Un triste elenco che non è il caso di approfondire. Soprattutto le straniere sembrano assolutamente prive di grazia, pronte a lasciarsi andare nel mulinare confuso della temperatura che sale. Ma gli uomini non sono migliori. Spesso dotati di un robusto grasso addominale, lo portano in giro con magliette strette, rigorosamente chiare che ne fasciano, senza scrupoli, la fascia del ventre. I pantaloni sono rigorosamente corti, come al mare, spesso coordinati da infradito imbarazzanti che si muovono a fatica tra i sanpietrini delle città. Italiani e stranieri, ovviamente, hanno scarse conoscenze direzionali, al di là delle mura domestiche. E, allora, ecco entrare in funzione cellulari, mappe, itinerari o piccoli stampati che provano a spiegare la toponomastica locale. Mentre il caldo fa perdere la lucidità, mentre l’aria è sempre più immobile, mentre le chiese vengono reperite per tirare il fiato, mentre lo stato termico sale e le certezze, ora dopo ora, crollano. Si dirà, il caldo offre anche squarci di democrazia partecipativa. Chi ne ha la possibilità, infatti, si difende meglio, si chiude nei suoi uffici con i ventilatori, con l’aria condizionata. Ma è una semplice illusione. Al di là del fatto che questi metodi offrono altri danni alla salute difficilmente catalogabili, c’è sempre, durante la giornata, la necessità di affrontare la strada, di offrirsi alle temperature non solo registrate ma anche avvertite, di doversi ritrovare, quasi in apnea, in quella bolla di calore che si è già dilatata dovunque. Come i ricchi, come i poveri, senza differenziazioni di casta, di pelle, di cultura, di censo. Perché la natura impone le sue regole, le sue leggi, la sua nuova democrazia.