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Sosta abusiva: i colpevoli, i complici e le vittime

Opinionista: 

Ci sono primati di cui faremmo volentieri a meno, ma che, purtroppo, ci spettano, contribuendo al deterioramento della qualità della vita nella nostra città. Uno di questi è sicuramente la sosta abusiva. Certo, Napoli non è l'unica realtà italiana alle prese con questo fenomeno, ma è indubbio che qui da noi ha da tempo superato, abbondantemente, i livelli di guardia. Non sorprendono, perciò, le recenti proteste dei commercianti di Port'Alba, ultime, per il momento, di una serie infinita di doglianze che provengono da ogni parte della città. Già, perché non c'è angolo di Napoli che possa sentirsi sollevato dall'asfissiante presenza di questi personaggi pronti a richiedere - anzi, sempre più spesso, a pretendere - denaro per la semplice sosta - in divieto o non - del veicolo. Che sia un parcheggio regolare o meno non ha importanza, l'obolo è comunque dovuto. Ed il guaio è che in molti, troppi casi tali episodi di illegalità prosperano grazie, pure, alla complicità dei cittadini, soprattutto in quei luoghi - non solo della movida - dove l'offerta di aree di sosta regolari è pressoché inesistente. E allora pur di parcheggiare ci si affida ai favori dei "ras" della strada, i quali una "sistemazione" per il proprio veicolo comunque la trovano. Ed è qui che le responsabilità della Pubblica Amministrazione si palesano in tutta la loro evidenza. Per debellare questa fattispecie di abusivismo basterebbe poco: applicare il Codice della Strada, ancor prima delle recenti leggi sulla sicurezza urbana. L'articolo 159 del Codice, infatti, prevede la rimozione forzata dei veicoli in divieto di sosta che costituiscono intralcio o pericolo per la circolazione. Peccato, però, che questa disposizione a Napoli non possa essere applicata in quanto manca proprio il servizio, e non da poco tempo. È dal 1992, infatti, che portiamo avanti, instancabilmente, la battaglia contro l'abusivismo della sosta, denunciando la mancata applicazione della Legge Tognoli per la costruzione di nuovi parcheggi, gli scandali sulla gestione dei carri-attrezzi, l'assenza di una ferma lotta a queste forme di estorsione indisturbata. Niente, un muro di gomma ha sempre respinto ogni nostra rivendicazione e critica costruttiva. Quasi che lo "status quo" andasse bene così e non fosse il caso di contrastarlo. Le conseguenze adesso sono sotto gli occhi di tutti. In città continua la penuria di parcheggi e gli abusivi proliferano a dismisura occupando, come un esercito ben organizzato, ogni spazio urbano, con episodi di aggressione e violenza che si ripetono impunemente. Una buona parte della cittadinanza si sente sotto assedio e non ne può più, ma non sa cosa fare. Denunciare? Giusto e doveroso. Ma molti non lo fanno poiché temono ritorsioni ed intimidazioni: vale la pena, dicono, rischiare l'auto, la moto o, peggio ancora, la propria incolumità per pochi euro? Non tutti sono conniventi, ma non si possono pretendere, comunque, atti di eroismo in nome della legalità. Né si possono invocare sempre nuove e più repressive leggi e sanzioni che, poi, sistematicamente, restano sulla carta. La legalità va, comunque, garantita e preservata applicando, seriamente, le norme esistenti che si possono, anche, discutere e migliorare, purché ciò non costituisca alibi per la colpevole inerzia. I rimedi per contrastare il fenomeno già ci sono, manca, purtroppo, la volontà politica di adottarli per malcelati disegni opportunistici che, talvolta, barattano le istanze di legalità con la ricerca di facile e fugace consenso elettorale.