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Centrodestra, necessaria candidatura di prospettiva

Opinionista: 

Sul “Roma” di martedì Amedeo Laboccetta si è esercitato in una lucida analisi sull’ennesima travagliata gestazione che, in Campania, attraversa il centrodestra per addivenire alla scelta del candidato alla presidenza della Regione Campania. La soluzione sembra ancora lontana. Stando all’analisi di Laboccetta, allo stato, l’unico dato certo è costituito dal fatto che i vertici nazionali della coalizione hanno riservato a Forza Italia, in questa regione, l’indicazione del candidato governatore per la prossima competizione amministrativa. Appare, sopra ogni altra cosa, censurabile, sul piano politico, la logica posta alla base del criterio prescelto. Affidare alla componente moderata dello schieramento, sulla scorta della consueta spartizione verticistica delle candidature, la designazione del candidato presidente in Campania sottende una filosofia smaccatamente rinunciataria. Non può disconoscersi che il sistema di elezione diretta dei presidenti di Regione inevitabilmente assegna una funzione trainante, per le forze in lizza, al candidato alla massima carica dell’ente periferico. Sotto tale profilo riservare, in Campania, alla componente moderata dello schieramento la scelta del candidato governatore, nell’economia dell’affermazione della coalizione, si rivela un macroscopico controsenso. Si pretende, invero, affermare un criterio di scelta, facendo ricorso ad una logica astrattamente antistorica, che prescinde dai radicali mutamenti che si sono verificati negli ultimi 15 anni al contempo sia in Europa che nel nostro Paese. I processi storici stanno progressivamente relegando, invero, ad una dimensione minoritaria le forze politiche di matrice moderata, di cui Forza Italia continua ad essere convintamente espressione. La povertà, stando agli ultimi dati attingibili ai rapporti che si susseguono sul tema, è in progressivo aumento. L’Italia è diventato, in Europa, uno dei Paesi in cui è maggiormente pronunciato il rischio povertà: versano in uno stato di povertà assoluta oltre 1 milione e 800mila famiglia e circa 5 milioni di individui. Dal 2007 ad oggi il numero dei poveri ha registrato un incremento del 181%. In Campania, come in tutte le regioni del Sud Italia, l’incidenza della povertà è doppia rispetto agli indici registrati nel centro e nel Nord del Paese. Il ceto medio è la fascia sociale maggiormente colpita da tale progressivo processo di deterioramento del sistema produttivo. E la progressiva desertificazione industriale, quale effetto conseguente alla delocalizzazione delle attività di produzione dei beni di largo consumo, ha inciso sui bisogni di intere classi sociali e produttive che oggi versano in una condizione di assoluto disorientamento. Nell’ultimo decennio, in particolare, sono profondamente mutate le istanze che rivolgono alla politica coloro che, fino all’inizio della grande crisi, rappresentavano il blocco elettorale di riferimento delle forze moderate. Fino al 2008 le partite iva, in particolare, invocavano meno tasse, meno vincoli e più libertà. Oggi il ceto medio impoverito chiede soprattutto protezione (economica, urbana, sociale) per affrontare sfide planetarie che, sotto ogni profilo, piegano il sistema paese. Le forze di matrice moderate, giammai riluttanti al progressivo svuotamento delle funzioni sovrane delle prerogative statuali, sono quelle meno adatte ad offrire i rimedi tempestivi e necessari ad innescare meccanismi di ripresa che dal basso vengono invocati. E le figure politiche, che di tale orientamento sono tradizionale espressione, oggi non esercitano lo stesso appeal di cui potevano riconoscersi dotate agli inizi degli anni 90, quando i meccanismi di globalizzazione non avevano prodotto gli effetti devastanti che oggi ineluttabilmente si registrano. In tutta Europa (Spagna, Germania, Francia, Inghilterra, Ungheria, Polonia) le forze moderate segnano un inarrestabile arretramento, cui corrisponde l’inarrestabile avanzamento delle forze sovraniste, populiste e conservatrici. Il centrodestra, come l’abbiamo conosciuto quando si è affermato il Polo della libertà, non è oggi un modulo riproponibile allorquando non si voglia abdicare, in partenza, ad ogni possibile prospettiva di affermazione dello schieramento. Il baricentro oggi pende dove prevalgono le attese dell’elettorato e le prospettive della storia, ossia verso le forze nazional conservatrici. A destra insiste il fusto dove trova linfa progettuale la coalizione, al centro, invece, resta appena lo spazio per i cespugli. E le leadership vincenti, per la prossima competizione elettorale, devono, anche strategicamente, essere espressione di opzioni ideologiche radicali, e non invece, come sembra discettarsi, rappresentative di posizione antistoriche e di mera retroguardia progettuale.