Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Ridare alla gente la fiducia perduta

Opinionista: 

Ci si chiede spesso perché dopo la tragica esperienza della guerra, l’Italia sia riuscita a risollevarsi al punto da conquistare in Europa (e potremmo anche dire nel mondo) invidiabili ed invidiati primati ed oggi, invece, stenti a decollare, arranchi, sia spesso relegata al ruolo di fanalino di coda. È un interrogativo al quale è difficile dar risposta, ma se, guardandoci intorno, dovessimo azzardarne una, ci sentiremmo di dire che quella che può riassumerle tutte è la mancanza di fiducia. Diceva Indro Montanelli che, al cospetto della classe politica di cui disponiamo (destra, sinistra e centro sono da questo punto di vista del tutto omogeneizzabili) la gente non può compiere atti di fiducia, ma deve compiere atti di fede. E atti di fede sono in pochi che sono disposti a compierli. Prevale una sorta di non celato cinismo, il rifiuto di investire nel futuro, la scelta di vivere alla giornata, all’insegna di quella vecchia canzone di Doris Day: “Que sera, sera”. E, se proviamo a uscire dal generico e a calarci nel contingente, non possiamo non rilevare che è proprio qui il punto debole di Matteo Renzi. Da quando, “rottamando” i suoi rivali ha assunto la guida del governo, il nostro giovane premier ha realizzato molte cose. Non è vero, come sostengono i suoi detrattori, ch’egli è stato soltanto “l’uomo degli annunci”, delle promesse alle quali non hanno fatto seguito autentiche riforme. Non è vero o, almeno, non è del tutto vero, specie se si tiene conto che egli ha dovuto operare in presenza di un’opposizione agguerrita e con una contestazione interna che non gli ha concesso un solo attimo di tregua, pronta a fargli carico della benché minima incertezza.. Ma, riconosciuto questo, non si può dire che sia riuscito a costruire o, meglio, a ricostruire quel rapporto con la gente che si era bruscamente interrotto con le vicende di Tangentopoli alle quali, con buona pace dei “rinnovatori” della Seconda Repubblica, hanno fatto seguito eventi tutt’altro che edificanti. La cartina di tornasole di questa amara realtà è l’andamento assai poco rassicurante del mercato borsistico il cui forte ribasso ha tra le sue non ultime cause la scarsa o addirittura inesistente attitudine delle gente a investire, riscoprendo l’antica tendenza a nascondere i propri risparmi “sotto il materasso” anziché metterli in circolo. Il fatto è che non si ha fiducia nella classe politica e nel suo modo di gestire la cosa pubblica; non si ha fiducia nella stabilità delle banche nelle quali i cittadini, anziché una fonte d’aiuto, vedono un nemico; non si ha fiducia nel futuro delle imprese e, conseguentemente, non si è tentati di intraprendere; non si ha fiducia nello Stato e nel suo fisco dalle mani adunche.. E soprattutto non si ha fiducia in quella che, dopo la tempesta della guerra, fu il grande sogno che uomini di elevato livello cercarono di trasformare in realtà: la costruzione di un’Europa unita, politicamente compatta, economicamente forte, in grado di inserirsi autorevolmente e con una voce univoca, nel novero delle grandi potenze. Ora al grande sogno dell’unità europea la grande maggioranza dei cittadini non crede più; il numero dei cosiddetti euroscettici cresce con progressione costante e non saremmo davvero orientati a scommettere sulla vittoria del “sì” nel caso di un referendum che ponesse seccamente la domanda: “Volete che il vostro paese continui a far parte della comunità europea?”. Non è qui la sede per affrontare il tema, certamente assai complesso, delle ragioni che hanno determinato la decadenza dell’ideale europeo. Ci limitiamo a prendere atto del fatto che questa decadenza è in atto e che, anche in questo caso, essa nasce dal venir meno della fiducia che questo ideale possa trovare concreta realizzazione. “Governare – diceva Niccolò Machiavelli – è far credere”. Il che vuol dire che compito degli uomini di governo è ridare fiduscia, rassicurare, trasmettere ai cittadini aspettative positive. In questo non soltanto Renzi, ma l’intera classe politica, ha fallito. Ed è restituire alla gente la fiducia perduta, probabilmente, la vera sfida che chiunque voglia farsi carico di guidare il paese deve proporsi di affrontare.