di MS

Pubblicato oggi sulle piattaforme digitali “N4BS”, alias Not 4 Boys, l’album di DONIX, cantautrice e già clubber napoletana, che dopo una tenace militanza nel collettivo rap-hip hop La Pankina Crew e dopo aver affiancato ‘O Zulù, prima in sala di registrazione e poi in tour, oggi debutta da artista solista.

In occasione di questa tanto attesa uscita, abbiamo posto alcune domande a DONIX.  

 

 - Cosa l'ha spinta, dopo la lunga e fortunata esperienza con il collettivo La Pankina Crew, a intraprendere la carriera solista?

DONIX: "Nel collettivo LPK eravamo in tre a scrivere i testi, quindi l’esigenza di intraprendere il percorso da solista nasce dalla necessità di scrivere canzoni che esprimessero dall’inizio alla fine il mio punto di vista, il mio profondo sentire".

 

Essere parte di un collettivo ha delle dinamiche artistiche peculiari, fatte di interazioni e condivisioni. Quale solista come ha affrontato - sotto il profilo compositivo e d’arrangiamento - la realizzazione di N4BS, un lavoro discografico capace di coniugare molteplici linguaggi musicali come r'n'b’, soul, hip hop/pop, electro, dance?

DONIX: "In modo naturale. Come dicevo, è stata una necessità sia nei dei testi che nel sound. Avevo bisogno di portare alla luce tutte quelle che sono state le mie esperienze e influenze musicali. N4BS è comunque frutto della collaborazione tra me e Oluwong che ha curato sia le registrazioni e i mix sia le produzioni di tutto il disco, eccetto “Siriana” prodotta da Andrea Fox, giovane e talentuoso producer". 

 

L'intero disco appare essere, nelle liriche, un’autobiografica analisi introspettiva ed emozionale del rapporto sia con se stessa (penso a “In cerca di...” e “Flamenco”) sia con il mondo esterno, su problematiche ora di ampio respiro (“Siriana”) ora di vita vissuta (“Stella di periferia”) ora legate al mondo musicale e politico/sociale (“Faccio per me”, “La La La”). Perché ha voluto mettere a nudo la sua anima e la sua vita fino a questo punto?  

 

DONIX: "Chi scrive, chi fa la cantautrice, è perché ha un mondo interiore ricco che altrimenti non riuscirebbe a comunicare. La scrittura è il modo in cui riesco meglio ad esprimermi, ha una sorta di funzione terapeutica. Dopo anni passati a scrivere in collettivo era indispensabile essere me in ogni canzone. Era legittimo tirare fuori i miei sentimenti, pensieri, emozioni e visioni. Anche accogliendo e facendo pace con quelle parti di me che facevo fatica ad accettare. D’altronde credo che non ci sia nulla di più potente, per chi scrive e chi ascolta, dell’autenticità"

 

Quello che stiamo vivendo è un periodo “liquido”, in cui l'arte in generale e la musica stanno assumendo sempre più un profilo social. Ciò, spesso, a discapito del contatto diretto tra artista e pubblico. Se da un lato si è, infatti, in grado di raggiungere attraverso internet e i media molte più persone, dall'altro vi è una tendenza, da parte del pubblico, a disertare gli spazi live. Quale è la sua opinione a riguardo?       

DONIX: "È un discorso piuttosto ampio, proverò a sintetizzare. Internet, i social, la televisione e la radio, la tecnologia in generale, sono mezzi potentissimi e come tali portano con sé aspetti positivi e negativi.

Tutto sta nel come li si utilizza (Vedi “Cattiva Maestra Televisione", di Karl Popper). Il pubblico, spesso, subisce una manipolazione da parte dell'industria musicale e dai media che spingono un certo di tipo di messaggi.

Allo stesso tempo, oggi attraverso questi mezzi si può arrivare alla conoscenza di canzoni, dischi e eventi live in maniera semplice e immediata. Quando ero ragazzina, invece, era molto più difficile venire a conoscenza di un concerto o dell'uscita di un disco se non ti ci mettevi d’impegno a ricercarli. E anche la stessa produzione e comunicazione della propria musica era più complessa. Dunque, se educassimo le persone e soprattutto i ragazzi più giovani al pensiero critico se ne potrebbero trarre solo i vantaggi"

 

E a ben ascoltare,  "Not 4 Boys" (Ammontone | Believe Digital) è effettivamente un disco “non per ragazzini. Non per fanciulli viziati, sgarbati, violenti, ciechi”, un disco in cui a “chiare lettere”, “senza nessuna remora, scandalo o rancore si parla di amore, infanzia, music-biz, costume, futuro, solitudini” (come si legge anche nel comunicato stampa).

Lanciato nell’ultimo anno e mezzo dai quattro singoli “Flamenco”, “2.13”, “In cerca di …”, “Solo per un po’ (Libera)”, “N4BS” è, come emerso anche dall’intervista, un poliedrico e caleidoscopico viaggio nelle molteplici passioni e nel sentire emozionale e musicale di DONIX.

Quando ho iniziato il processo di composizione ho scelto di portare la me autentica in ogni brano. Me nelle mie diverse sfaccettature e esperienze di vita. È chiaro che a volte, quando si scrive, escano fuori sentimenti che non riusciamo ad ammettere neanche a noi stessi. In questo caso ho deciso di accettare anche quelle parti. O, forse, le ho proprio ricercate – aggiunge DONIX – In N4BS porto tutto il bagaglio umano e professionale. La Pankina Krew sono le mie radici, la mia genesi. Con loro ho realizzato due album, ho fatto i primi concerti su palchi importanti, imparando a lavorare in team. Con Zulù, a parte realizzare il sogno di collaborare con un mio mito da ragazzina, ho visto quanto lavoro e quanta fatica c’è dietro un tour. Da autrice, mi ha dato maggiore conferma che le parole hanno una potenza enorme. Anche soltanto una parola può cambiare tutto il senso. Come cantautrici abbiamo una grande responsabilità: non a caso gli unici feat. del disco sono Ivanò (la Pankina Krew) e ‘O Zulù (99Posse). La novità sta nello stile, nel sound più elettronico, nei contenuti. Se escludiamo Giro in giro (napoletano/italiano) e Not 4 Boys (napoletano/italiano/inglese) l’album è quasi completamente in italiano. Nei miei lavori passati ho sempre alternato due lingue. In questo caso, da un lato c’era la sfida di far ‘suonare’ l’italiano nel segmento r’n’b-elettronica. Dall’altro lato c’è la volontà di essere comprensibili anche fuori dalla Campania e dal Sud Italia. La mia appartenenza alla periferia e alla città di Napoli la senti nei contenuti e anche quando canto o parlo in italiano il mio accento partenopeo è esplicito. Ogni brano ha una storia, un’atmosfera e un sound a sé. Dovendo sceglierne cinque – ragiona DONIX – dico Stella di periferia, Not 4 Boys, Siriana, Tutta la notte e In cerca di ... . Questo disco era già chiuso e completo prima che scoppiasse la pandemia COVID. Una sola è la canzone scritta nel lockdown: Spara. Racconta il momento sentimentale che vivevo, una relazione al capolinea e la speranza di recuperare quell’amore: ’Del fuoco resta cenere’”.

Menzione a parte merita la splendida copertina che vede come soggetto-sorgente DONIX, al centro di un cromatismo dinamico: “Il corpo è nudo, come a nudo è l’anima. Nelle canzoni del disco ci sono i miei sentimenti, la vita, le situazioni che mi hanno portato a essere ciò che sono oggi. Donna e cantautrice”.