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Senza centrodestra le urne si svuotano

Opinionista: 

Un caso nazionale. Ecco cos’è Napoli oggi. Quel 36% scarso di votanti è un unicum nel panorama nazionale. Uno schiaffo. Per tutti. Ma per qualcuno più di altri. De Magistris, infatti, il suo compito lo ha assolto: doveva incrementare i voti del primo turno e lo ha fatto; doveva mobilitare al massimo i suoi militanti e lo ha fatto. D’accordo, ha perso per strada un bel po’ di preferenze rispetto alle ultime elezioni, ma al netto del calo dei consensi, fisiologico dopo cinque anni di governo, non si può certo dire che il sindaco abbia perduto per strada il suo variopinto popolo. Semmai il dato stimola la riflessione opposta: il suo avversario non è riuscito a vincere neanche in presenza di una flessione dell’uomo con la bandana. E qui entriamo nel cuore del problema: il centrodestra. Sono loro, gli elettori della fu alternativa alla sinistra che mancano all’appello. È per questo - solo per questo - che ancora una volta una minoranza ha potuto prevalere sulla maggioranza dei napoletani. È evidente che il candidato si è rivelato non essere il migliore possibile. Sono i numeri a dirlo. L’appoggio all’esponente «della società civile» a destra non funziona. Storicamente questo tipo di meccanismo è stato usato soprattutto dalla sinistra quando è a corto di candidati. A destra, invece, fatte salve alcune eccezioni - come Guazzaloca a Bologna o Brugnaro a Venezia - non ha mai prodotto grandi risultati. L’elettorato di centrodestra vuole un candidato di centrodestra, una persona che ne incarni con nettezza i valori e le tradizioni, che sia chiaramente riconoscibile e distinguibile dagli altri e con un programma che sia espressione di quei valori e di quelle tradizioni. E che sia possibilmente un politico. Tuttavia, sarebbe ingeneroso e sleale scaricare su Lettieri tutta la responsabilità dell’insuccesso del centrodestra napoletano. Anche perché allo stato attuale si fa fatica finanche ad individuarlo il centrodestra. A cominciare dallo stesso Lettieri, il cui futuro politico è allo stato un’incognita. Eliminato per via giudiziaria Nicola Cosentino, Fi è rimasta paralizzata dallo scontro interno: sul terreno restano i cocci del duello tra la Rossi, tesoriera unica e commissaria a Caserta, e lo stato maggiore regionale del partito. Fdi è reduce dalla debacle al primo turno e nessuno sa quando, come - e soprattutto su cosa - sarà possibile riprendere il filo del dialogo interrotto proprio con la candidatura Lettieri. L’esito è stato l’allontanamento degli elettori dalle urne che, piuttosto che scegliere il meno peggio, hanno preferito restare a casa. Insomma, non sono più disposti a turarsi il naso. Da qui ai prossimi due anni de Magistris sarà impegnato a costruire il suo partito per provare l’assalto al Granducato renziano: in questo arco di tempo il centrodestra cosa farà? Riuscirà a costruire una forte proposta politica per la città? Ad abbandonare divisioni e personalismi? A migliorare la qualità della propria classe dirigente? Riuscirà a darsi una leadership forte e riconoscibile? Mara Carfagna, oltre a restare in consiglio comunale, avrà un ruolo decisivo nella costruzione di questa proposta? Sono questi i nodi che vanno sciolti. Diversamente, se il centrodestra continuerà a farsi del male, sarà inutile lamentarsi di una Napoli «anarchica e ribelle», sempre pronta a seguire il demagogo di turno. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.