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Quel “soli contro tutti” che ricorda il Vecio Bearzot del Mondiale ’82

Opinionista: 

P erfetto, va tutto per “il meglio”, s’è persino fatto male il più in forma di tutti, Candreva, quello che gli spagnoli temevano come fosse Messi. Niente di peggio, niente di meglio: Antonio Conte, che già aveva le carte contate per la supersfida di questo pomeriggio contro la grande armada di Spagna campione in carica, non poteva chieder di “meglio”. Seduto a presidio dell’avamposto di Fort Alamo, camicia strappata, una perfetta cicatrice sul viso (peccato solo non sanguini più…), bandiera tricolore in pugno, il cittì, avendo coscienza che non ha le armi tecniche per fronteggiare l’”armada” di cui sopra, ha cercato medicina per le “ferite” sue e della sua piccola truppa di fedelissimi e la soluzione migliore gli sembrata quella di stringere a sé i suoi nell’ultimo fortino, insomma di creare intorno alla truppa azzurra il clima dei “siamo soli contro tutti ma ce la faremo, a costo di sanguinare ancora”. Stasera, alle 18, l’Italia ha un ottavo di finale d’Europeo da far tremare i polsi contro quelli che almeno sulla carta sono i più forti di tutti, i campioni in carica spagnoli e allora il ct ha scelto di ripercorrere la traccia che nell’82 portò l’Italia al titolo mondiale. Allora cittì era Enzo Bearzot, in campo c’erano Paolo Rossi, Bruno Conti, Marco Tardelli, li ricordiamo tutti, è storia, anzi è Storia. Veniva, il calcio d’Italia da una storiaccia di Totonero, nella prima fase di quel mondiale furono figuracce e le critiche dei giornalisti al seguito sommersero la squadra. Gli stessi tifosi italiani erano scettici, una polemica al giorno, e così il Vecio Bearzot (era il suo soprannome) ordinò il silenzio stampa a tutti. Beh da allora, miracolo: l’Italia diventò un rullo compressore, fino al titolo mondiale (3-1 alla Germania) dopo il celebre successo col Brasile. S’era creato quel clima di “noi, soli contro tutti” che adesso Conte vuol ri-cavalcare: l’incantesimo del Gruppo, di uno spogliatoio fortissimo, nel quale gli azzurri non hanno bisogno di parole di fuoco dell’allenatore, basta che si guardino negli occhi, occhi che naturalmente devono essere “di tigre”. Gli viene bene quel clima da Fort Alamo, c’è solo una staccionata tra noi e un esercito dalla potenza devastante, restiamo uno vicino all’altro, spalla a spalla, così si fanno i miracoli. Se ricomincio a sanguinare in volto non ci badate, guarirò. S’è fatto male l’azzurro più in forma, Candreva appunto, al suo posto giocherà Florenzi e alla giovane vedetta romana si chiederanno, appunto, pentole e coperchi, miracoli, appunto. Del Bosque le armi tecniche le ha tutte e di più, ma i suoi sanno che in campo, nonostante alla sproporzione tecnica a loro favore dovranno lottare duro. “In attacco contro quella difesa azzurra ci serviranno gli elmetti” ha avvisato Morata, che la forza dei suoi compagni juventini Bonucci-Barzagli-Chiellini la conosce bene. Conte insomma per provarci ha scelto armi e uomini. E poi vada come vada, Insigne o non Insigne, il cittì e la sua truppa perderanno pure, ma lui vuole uscire a testa alta. E, garantito, testa alta avrà.