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È la mancanza di qualità il problema dei problemi

Opinionista: 

Al di là delle rilevanti questioni sollevate da Mario Draghi nel suo discorso di presentazione alle Camere e che ora, senza frapporre indugi, è chiamato ad affrontare concretamente, c'è un passaggio nel quale ci sembra opportuno soffermare la nostra attenzione. Ci riferiamo alla esortazione rivolta in particolare ai leader delle forze politiche. A tener conto che "conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo". Evocando la parola "qualità " ci sembra che Draghi abbia posto davvero il dito nella piaga. "Qualità" è una sorta di "parola magica" dalla quale la nostra vita nazionale non dovrebbe prescindere. È stata, infatti, proprio la mancanza di qualità a caratterizzarli come elemento frenante per la nostra vita politica; una mancanza di qualità che ha una doppia chiave di tettura. Si caratterizza sia come scarsa qualità di coloro che si sono assunti l'onore e l'onere di guidare il paese, sia, per conseguenza, delle decisioni che costoro assumono. Emerge così un quadro decisamente deprimente della situazione. Michele Serra, un giornalista acuto che, con le sue "massime" pungenti spesso coglie nel segno, ha scritto che "la qualità è l'ossigeno che ci manca e se l'Italia è in asfissia, è perché da troppi anni respira una mediocrità ". Come non condividere un tale punto di vista? Del resto, per rendersi conto dello Stato in cui ci troviamo, è sufficiente aver riguardo alla composizione del nuovo governo. Non v'è dubbio che alla sua guida ci sia una personalità alla quale la qualità non fa certamente difetto. Ma lo stesso - diciamolo in tutta franchezza - non vale per coloro che compongono la compagine ministeriale e in particolare per la componente più specificamente politica. Nel suo intervento in Parlamento il presidente del Consiglio ha tra l'altro affermato che, nella difficile opera di risanamento, volta a far fronte ai devastanti danni provocati dalla pandemia, gli italiani dovranno ritrovare lo spirito che li animò alla fine della seconda guerra mondiale. È così. Ma il problema è sempre lo stesso perché se è vero che la politica, come ogni altra attività, cammina sulle gambe degli uomini, non si può purtroppo non constatare, come abbiamo più volte rilevato su queste stesse colonne, che tra coloro che guidarono il Paese nel periodo postbellico e coloro che lo guidano attualmente, la caratura è molto diversa. E diversa è anche la qualità dei cittadini che contribuirono a rendere possibile quello che è passato alla storia come "il miracolo italiano". È il prezzo che paghiamo (ogni medaglia ha il suo rovescio) per molti anni di benessere che, togliendo stimoli e volontà di incidere, hanno indebolito la fibra degli italiani - soprattutto dei giovani - mentre i partiti si sono progressivamente trasformati da strumenti in fini, snaturando la loro funzione. È possibile, ora, ritrovare la qualità perduta? L'impresa è di quelle che fanno tremare le vene e i polsi, ma senza qualità quale risanamento è possibile?