Una delle più rappresentate farse napoletane è senza tema di smentita “Le statue movibili” di Antonio Petito, con personaggi quali Pulcinella e Sciosciammocca. E se Napoli può vantare, ed a ragione, queste statue che, “furbescamente”, nel corso dell’azione scenica, diventano movibili al solo scopo di appagare la fame che divora i protagonisti, Roma risponde con altrettante Statue, non movibili, bensì parlanti. Ed una di queste, divenuta celebre tra il XVI e XIX secolo, è collocata proprio all’angolo di Palazzo Braschi e, ai suoi piedi, ma più spesso al collo, si appendevano nella notte, fogli contenenti satire in versi, dirette a pungere i personaggi pubblici più importanti; e da questi versi emergeva, pur con un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere e l’avversione alla corruzione ed all’arroganza dei suoi rappresentanti. Sapete come si chiama questa statua? Pasquino! Ed i versi satireggianti, son detti appunto “Pasquinate”. In genere erano dirette a personalità della chiesa, quali Papi e vescovi, oppure Grandi Uomini; infatti, citando Napoleone che aveva il vizio di prendere le opere d’arte nei paesi conquistati e portarle in Francia, si racconta questo dialogo tra due statue parlanti. Marforio dice: È vero che i francesi sono tutti ladri? Pasquino risponde: Tutti no, ma… BonaParte. Ciò premesso, riteniamo che, se il vigile urbano (?) che aveva parcheggiato l’auto nello stallo dei disabili, nei pressi del San Paolo, avesse saputo prima, come si chiamava il solerte cittadino che gli faceva rilevare l’infrazione, mai e poi mai lo avrebbe aggredito; e sapete perché? Perché, ironia della sorte, questo solerte cittadino, sostenitore del vivere civile, si chiama, Udite udite: Nicola Pasquino, docente di ingegneria alla Federico II. Avete capito? Pasquino! Come la statua che raccoglieva le satire contro il potere e l’arroganza dei suoi rappresentanti. Caro il nostro vigile, stavota t’he juta proprio malamente; ma come? Cu tanta gente ca ce sta, tu vai ad aggredire uno che si chiama Pasquino??? A parte il fatto che, o si chiama Pasquino o Scognamiglio, o comme cacchio vuò tu, e sbagliato malamente. Mò ti diamo un consiglio: procurati un po’ di cenere, mettiti in macchina e vai a Roma, angolo palazzo Braschi (attento a dove parcheggi), fermati ai piedi della statua di Pasquino, cospargiti il capo di cenere e, battendoti forte il petto, recita queste parole: Carissimo Pasquino romano, famm ’o favore, diglielo tu al Pasquino napoletano, che si è trattato di un raptus e che mi pento amaramente di quello che ho fatto! Alla prossima.