Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Sud: i soldi arrivano ma gli uomini ci sono?

Opinionista: 

Almeno per il momento, non sembrano i soldi il problema. La “borsa” del Recovery Plan si sta aprendo e 22 miliardi (sui 92 previsti per le otto regioni meridionali) sono già a portata di mano. Mara Carfagna, che mostra di avere molto a cuore il Sud e l’inclusione sociale, è categorica. Quando l’economista Gianfranco Viesti avanza dubbi e parla di “fondi astrazione”, lei reagisce d’impulso: tutte le sei “missioni” previste dal Governo Draghi sono coperte, basta con “il vecchio meridionalismo disfattista e benaltrista” che si credeva superato. Allora, se così è, da dove nascono apprensioni e riserve in una fase che dovrebbe aprirsi alla speranza, quale il “punto debole” che non è facile rimuovere? Da più parti si ripropone, non per semplice esercizio dialettico, il problema della classe dirigente e degli uomini.

*** TRA FIDUCIA E INQUIETUDINE. La realtà meridionale va sempre letta nelle sue facce contrapposte. Da una parte il presidente della Confindustria Carlo Bonomi si dichiara “molto contento” che il 40 per cento delle risorse nazionali riguardi il Sud, ma poi invita a considerare quanti fondi, nazionali ed europei, da tanti anni non vengono spesi o impiegati male? Le cronache di questi giorni non orientano alla fiducia. Viene pubblicata la classifica dei Sindaci delle 105 città italiane capoluoghi di provincia: ebbene, giù in fondo, negli ultimi tre posti, si ritrovano Salvo Pugliese di Catania, Leoluca Orlando di Palermo e Luigi de Magistris di Napoli. Come non bastasse, leggiamo che a Palermo, tra Comune e Partecipate, 28 “furbetti del cartellino” invece di essere in servizio andavano a fare spese o jogging (tra loro anche un indagato per mafia). Quando Giustino Fortunato chiese a Benedetto Croce di dire cosa aveva danneggiato di più il Sud, la geografia o la storia, Croce rispose immediatamente: “gli uomini”.

*** PROBLEMA DI OGGI E DI IERI. Il più antico è proprio quello degli uomini. Già 400 anni prima di Cristo il filosofo Diogene (detto il “Socrate pazzo” perchè si ridusse a vivere in una piccola botte), usciva in pieno giorno con una lanterna perché cercava “l’uomo capace di vivere secondo natura”, osservando i doveri che il mondo reale impone. Attraversando i secoli, e passando per Giovanbattista Vico (“la Storia è antropologica e ci fa ritrovare quello che gli uomini vi mettono dentro”), arriviamo all’ideologo-rivoluzionario Amadeo Bordiga, nativo di Ercolano: nel 1921, cento anni fa, a Livorno fu protagonista della scissione dal Psi e della nascita del partito comunista; pensava che un radicale cambiamento si sarebbe ottenuto soltanto con “pochi uomini ma buoni, duri e puri”.

*** L’ISOLAMENTO DI NAPOLI. La terza città d’Italia non è più solo ex capitale di un regno, ma va perdendo colpi anche all’interno della Campania come “capoluogo regionale”. Avellino continua a trovare in Guido Dorso (tra poco correranno i 75 anni dalla morte), un combattivo uomo di studio e d’azione che pensava possibile una vera “rivoluzione meridionale” realizzata da “cento uomini d’acciaio” col cervello lucido e sorretti da un forte senso del “dovere di agire”. Benevento affida la propria bandiera a Clemente Mastella, indicato tra i migliori Sindaci delle città capoluoghi di provincia, che sembra richiamarsi all’antico orgoglio sannita quando i romani furono sconfitti e costretti a passare sotto i gioghi caudini (Mastella si vendica ora affermando che Deputati e Senatori sono invidiosi quando vedono che i Sindaci sono più amati di loro e per questo li ostacolano in tutti i modi).Salerno attribuisce a sé l’affermazione di Vincenzo De luca non tanto come Governatore regionale (terzo in classifica dopo il veneto Zaia e l’emiliano Bonaccini), ma per il fatto che oggi la città di Alfonso Gatto (“Salerno fa rima con eterno”), sta togliendo dalle mani di Napoli ogni primato in molti settori (dal porto alla riqualificazione urbana).

*** DA TANTE IDEE AL VUOTO. Si può brancolare nel buio in due modi: quando non c’è nemmeno un’idea oppure quando ce ne sono troppe. Dalle numerose priorità, accumulate in un lungo periodo di immobilismo e ignavia politica, occorre saper estrarre quelle immediatamente “cantierabili” per invertire tendenza e offrire una concreta percezione di cambiamento. La “complessità” va per questo ridotta a sintesi se si vuole ritrovare, dantescamente parlando, la “dritta via”. Sempre ammonitore il pensiero di Seneca secondo cui non c’è vento favorevole per il navigante che non sa dove andare.