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Quelle liste regionali che vivono il presente

Opinionista: 

Di fronte ad un Parlamento che si divide, polverizzando in mille rivoli le sue presenze, ecco un Consiglio regionale che prolifera le sue liste, aumentando il numero dei candidati e, per certi versi, smentendo clamorosamente chi si esprime per una disaffezione della gente dalla politica. È una partita silenziosa che si gioca, ormai, solo tra gli addetti ai lavori che stimola sinceramente poco o nulla l’elettorato, sostanzialmente coinvolto solo nella sfida tra Caldoro e De Luca. Ma, mentre i candidati presidente incrociano le lame, c’è un diffuso sottobosco di liste, mai sentite prima, che si affacciano alla ribalta per strappare un posto in Consiglio regionale, per portare a casa qualche eletto, qualche amico degli amici che, diversamente, si troverebbe costretto a ritornare nell’anonimato. Lo scenario complessivo sembra, quindi, comporsi così: partiti di solida tradizione nazionale che trasferiscono il loro impegno sul territorio locale, liste sostanzialmente civiche che si muovono intorno ad un progetto politico ben identificato e chiaro, liste che rimescolano un po’ di carte, trovano un qualsiasi simbolo di richiamo e provano, senza troppi alibi, a giocarsi la loro partita elettorale, tutta personale. Succede così, in questo contesto, che qualche anonimo parlamentare del centrodestra abbandoni Caldoro per votare a sinistra, mentre qualche altro parlamentare del centrosinistra, in rotta con De Luca, anticipi la sua campagna a favore del centrodestra. Una situazione, per molti versi, paradossale, una verità assolutamente pirandelliana. Cosa verrà fuori da questo stato confusionale? Una ulteriore disaffezione dell’elettorato, il rischio di ulteriori margini di disimpegno, nuove migrazioni di votanti verso lidi sostanzialmente sconosciuti. Tra l’altro, la prevista riduzione dei consiglieri (da 60 a 50) rischia di atomizzare ulteriormente l’assemblea regionale, creando presenze che, più che rappresentare realmente un partito o una giovane formazione politica, finiscano per rappresentare solo se stessi. Faticosamente, Caldoro prova intelligentemente ad impostare la sua campagna elettorale sui contenuti, dando alla sua agenda, i connotati e risultati del lavoro prodotto, mentre De Luca, al momento, sembra un po’ inseguirlo, preferendo un lavoro articolato sui territori, provando a portare dovunque la propria presenza. Ma, dopo la battaglia per la leadership regionale, è, a questo punto, l’annunciata proliferazione delle liste il dato politico più rilevante. Sono in pochi a volersi collocare, oggi, in una vera traiettoria storica. Sono in tanti a volersi muovere in un eterno presente, privo di memoria ma privo anche di futuro. Tutto deve essere vissuto qui, subito, deve bruciarsi in non più di quaranta giorni, col rischio di ritornare repentinamente nel dimenticatoio della coscienza regionale. Quante liste minori, presentate cinque anni fa, sono ancora vive, pulsanti? In quante hanno mantenuto un profilo identitario, sociale, presente nella società campana? È un bilancio molto triste. E mentre sul piano comunale questa tendenza si è allargata a macchia d’olio, si avverte chiara la sensazione di un territorio che ha smarrito politicamente il suo passato, non riuscendo più ad immaginare, ormai, nemmeno il suo futuro.