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Il Sud contrasta i falsi, non la via della seta

Opinionista: 

Il commercio internazionale di prodotti contraffatti è in costante crescita. Le ultime stime di un rapporto prodotto da Ocse e Euipo (l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale) segnalano un “fatturato” da circa  460 miliardi di euro. E l’Italia, purtroppo è tra le principali vittime, seconda soltanto a Stati Uniti e Francia. Il danno per il nostro Paese si traduce in 88mila posti di lavoro in meno e in più di dieci miliardi di mancati incassi da parte del fisco. Con quella cifra, si sarebbe potuto finanziare tanto il reddito di cittadinanza quanto la quota 100 pensionistica. Come al solito - è un destino amaro ma è proprio così - il Mezzogiorno paga pesantemente dazio, visto che tra i settori più bersagliati dalla contraffazione figurano il tessile e abbigliamento e l’industria alimentare. Proprio i comparti in cui il Sud, in particolare la Campania, presenta filiere di qualità e riesce ad avere apprezzabili valori in termini di export. Si potrebbe fare di più, se non vi fosse la fabbrica del falso. Una concorrenza sleale che, in base a quanto rilevato dal rapporto, vede largamente in prima posizione la Cina, seguita, guarda caso, da Hong Kong. Viene da sorridere, se si pensa che al centro del dibattito in questi giorni vi sono la via della seta e il protocollo d’intesa tra governi italiano e cinese. Qui si tratta di linee generali di politica economica e commerciale, che, realisticamente, non possono escludere dal business italiano un colosso mondiale come quello asiatico, al di là dei moniti, in parte anche condivisibili, provenienti dall’America di Trump. Ciò di cui si dovrebbe parlare, invece, è proprio l’insufficiente sistema di protezione contro l’industria del falso che caratterizza i Paesi occidentali. È su questo punto che andrebbe aperta una vertenza con le autorità cinesi. Se è giusto, infatti, estendere gli ambiti della competizione, della concorrenza e del business su scala mondiale, nell’interesse di popoli e consumatori, è sacrosanto anche reclamare attenzione a trecentosessanta gradi per combattere chi truffa e danneggia le imprese sane. Una contrattazione serrata potrebbe partire da questa sorta di do ut des: più spazio ai tuoi prodotti legali, maggiore impegno da parte tua nell’arginare i reati commercial Per il resto, la via della seta ci interessa. Può, anzi, rappresentare una grande occasione per il Mezzogiorno, se collegata all’attivazione delle Zes e a un potenziamento dei collegamenti intermodali tra scali portuali e reti ferroviarie.