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Operazione ideologica di bassissima lega

Opinionista: 

Quanto accaduto intorno al congresso delle famiglie svoltosi sabato a Verona, dà certamente il segno dell’inconcludenza ideologica caratterizzante i dibattiti su qualsiasi tema d’una qualche serietà che si affacciano nel panorama politico italiano. La cosiddetta famiglia tradizionale – padre e madre uniti in matrimonio che procreano, di questo si tratta – ha costituito per secoli, nel bene e nel male, l’ossatura strutturante la società italiana. Grazie anche alla consacrazione religiosa attraverso il sacramento nuziale, ha tenuto unite cellule nucleari dell’organizzazione sociale. Di certo non è stato niente di idilliaco; al riparo del vincolo familiare si sono consumate ogni sorta d’esperienze, ed il tratto familistico ha costituito uno tra i più rilevanti problemi per la formazione della dimensione civica italiana. Dinanzi al vincolo familiare, ogni legame sociale nella storia del nostro paese ha dovuto recedere. Addirittura, anche una delle manifestazioni più straordinarie della modernità, quella del capitalismo industriale, da noi ha sofferto della dimensione familiare: cosicché, il livello di crescita e solidità dell’apparato industriale ha molto sofferto dal prevalere del legame familiare su scelte per una salda e razionale organizzazione imprenditoriale. Ma tant’è e la famiglia è storicamente stata asse portante della nostra società, costituendo ancora oggi per molti la prima rete solidale alla quale far riferimento per ogni bisogno. Che il congresso della famiglia possa quindi divenire occasione per dividere la nostra sgangherata comunità, a me sembra perciò un’operazione ideologica di bassissima lega. Non nego che alcuni degli organizzatori, o forse solo dei partecipanti, abbiano messo del loro per far sì che gli animi s’accendessero. Il gadget con il feto lì esibito per chiamare assassini coloro i quali decidono l’aborto è una provocazione volgare, ed ottusa. Oltre che gravemente offensiva nei confronti di chi si determina nel senso di far cessare una gravidanza. Ma le polemiche hanno preceduto questi episodi da estremismo feticistico. Anzi potrebbero anche averli provocati. Attaccare con approssimazione e rozzezza l’istituzione familiare è una cosa che mostra semplicemente ignoranza e non senso. La famiglia è un’istituzione storica, che ha svolto ed ancora svolge un ruolo. Che in un momento di forte disgregazione valoriale, un momento che per la verità dura da oltre un secolo e che in questi anni sta manifestando tutta la sua durezza, ci sia chi voglia impegnarsi per mantenere e ristrutturare la forma familiare è del tutto comprensibile e, da quei punti di vista, anche condivisibile. Non c’è dubbio che quanti si attivano in questa direzione svolgano un’azione propagandistica e promozionale; ma accusarli di mentalità medievale, additarli come portatori di modelli oscurantisti e reazionari, questo è indubbiamente troppo ed ideologico. Ideologico, perché non ha un fondamento né storico né razionale, ma serve solo a fornire una base vagamente teorica per combattere chi la pensa in modo diverso. Ed è anche un’ideologia di bassa lega, perché in fin dei conti non ha dalla sua nemmeno grandi obiettivi politici; ha soltanto una finalità che si potrebbero definire di bottega: occupare uno spazio di dissenso che possa servire a raccogliere qualche voto in più alle prossime tornate elettorali. Personalmente, non ho alcuna fiducia né nel futuro delle famiglie, né nella possibilità che siano esse a costituire la forma per dare nuova base a comunità bisognose di punti di riferimento. Tutto cospira verso altri liti, tutto quanto ci circonda, ci dice che nulla di statico, territorialmente radicato e culturalmente irrigidito può essere il mezzo per affrontare le necessità della vita contemporanea. Questa richiede un’estrema adattabilità, un’apertura verso l’ignoto, una prontezza ad accettare la diversità, che il modello familiare non sembra particolarmente idoneo a favorire. Ma detto questo, si tratta d’un punto di vista, nemmeno particolarmente convinto, tra i possibili. L’attacco frontale ad una realtà culturale così profondamente avvertita quale la famiglia non può però giustificarsi per una diversità di vedute. E produce effetti divisivi e radicalizzanti, che sono l’esatto opposto di quanto una politica intelligente ed orientata all’interesse generale dovrebbe perseguire.