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Vent’anni di processi contro un solo uomo

Opinionista: 

«Il dogma che la ricerca della giustizia debba prevalere sulla libertà dell’individuo ha prodotto un altro effetto stratura inquirente che ha tale convinzione non si attiva solo di fronte a un’ipotesi di reato, come prescrive la Costituzione, ma tende essa stessa ad andare alla ricerca delle ipotesi di reato. Una tecnica da Inquisizione il cui risultato è “inchiesta continua”. Berlusconi è sotto inchiesta in permanenza. Una volta assolto di un reato è immediatamente inquisito e processato per l’ipotesi di un altro reato ». Lo ha scritto Piero Ostellino nella sua rubrica “Il dubbio” sul Corriere della Sera del 19 gennaio 2002. È evidente che il grande giornalista possiede la sfera di cristallo, come le veggenti, se tredici anni fa sapeva che Silvio Berlusconi sarebbe stato inquisito e processato per i reati più disparati. Sapeva che la procuratore aggiunta Ilda Boccassini e il pm Antonio Sangermano della Procura di Milano lo avrebbero accusato di avere telefonato da Parigi la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 alla Questura di Milano per esigere il rilascio della minorenne Karima El Mahroug, nota come Ruby Rubacuori, per evitare che parlasse del “bunga bunga”, le serate in cui faceva sesso con l’ex premier. E aveva previsto che il 24 giugno 2013 il Tribunale di Milano lo avrebbe condannato a sette anni di reclusione e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di concussione e di prostituzione minorile (la stessa pena comminata all’ex presidente della Sicilia Totò Cuffaro e all’ex senatore Marcello Dell’Utri per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa). E sapeva che l’11 marzo 2015 la Suprema Corte di Cassazione avrebbe confermata la sentenza di assoluzione con formula piena emessa il 18 luglio 2014 dalla Corte d’Assise di Milano. E aveva previsto che, a dispetto di queste assoluzioni, la Procura di Milano avrebbe deciso l’altro giorno di rinviare a giudizio Silvio Berlusconi e altre trentatré persone, accusate a vario titolo di concorso in corruzione giudiziaria e falsa testimonianza. I pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio sono convinti che l’ex premier e la minorenne Ruby hanno avuto rapporti sessuali nelle serate eleganti di Arcore e che nei processi del giugno 2013 e del luglio 2014 hanno dichiarato il falso. Assieme a loro saranno processati il presidente di Medusa Carlo Rossella (aveva negato di avere assistito a scene piccanti durante le cene di Arcore), il cantante Mariano Apicella, Giorgia Iafrate, la commissaria di polizia, che era di turno la notte in cui Ruby venne fermata e portata in questura, e che testimoniò di averla lasciata andare di propria iniziativa (una versione che appena pochi mesi fa la Cassazione ha ritenuto ampiamente verosimile). Stessa sorte per il funzionario dei servizi segreti Estorelli, capo della scorta di Berlusconi, la cui testimonianza su quella notte non è stata ritenuta sincera. E ovviamente le “olgettine”, le ragazze che, secondo i magistrati, «partecipavano alle orge sessuali di Arcore e che hanno dichiarato il falso dietro il compenso di 10 milioni di euro» (e pensare che ci sembrò scandalosamente esagerato il milione di dollari offerti da Robert Redford a Demi Moore per una notte di sesso nel film “Proposta indecente”). È risaputo che un rapporto sessuale, sia esso etero oppure omo, si consuma tra due persone nel segreto di un’alcova, senza che nessuno possa vederli, men che meno fotografarli. E nel caso di specie ci sono solo le intercettazioni telefoniche e alcune testimonianze. Ma non c’è una sola prova documentale che mostri, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rapporto sessuale dell’ex premier Berlusconi con la minorenne marocchina Ruby. E con le olgettine nelle serate di Arcore. Talché fare un altro processo dopo la sentenza di assoluzione della Cassazione mi sembra un vero e proprio accanimento giudiziario. Specie in presenza un arretrato penale di 3,5 milioni di processi destinati a esaurirsi per prescrizione nella misura del 95%, come ha scritto nel libro “Toghe rotte” il magistrato della Procura di Torino Bruno Tinti. E poi dicono che non occorre un nuovo sistema giudiziario.

g_mazziotti@yahoo.it