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Segnali di ripresa, spazio all’ottimismo

Opinionista: 

Anche se c’è ancora da sfangare in un guado tra riprese, ripresine e l’incubo di poter ricadere in errori del passato, comincia a emergere un giustificato ottimismo per segnali precisi e concreti di una uscita definitiva dalla crisi. Ne sono conferma i dati internazionali dell’Osce e i dati nazionali dell’Inps, questi ultimi venuti dai primi risultati positivi del mercato del lavoro, riferibili alla incidenza avuta dalla introduzione del Jobs Act. Giova ricordare, dal momento che da tempo abbiamo dovuto registrare esiti negativi, che c’è finalmente un balzo in avanti dei contratti stabili. Poco o molto che sia, questo infonde certamente fiducia e crea un clima di maggiore collaborazione tra istituzioni e mondo produttivo, che può portare a sbocchi ancora più utili all’economia della nostra regione che ne ha tanto bisogno, cosa molto preziosa di questi tempi. A proposito di Regione, in Campania si segnalano oltre 109mila posti di lavoro nei primi sei mesi del 2015, più del 25,7%: una cifra che non è al di sopra della media nazionale ma che rivela una inversione di tendenza attesa come una manna dopo anni disastrosi. Parlavamo di ottimismo con ragione, in forza di tale considerazione c’è però anche da aggiungere che per avere una carica di fiducia non solo immediata ma di duratura prospettiva il Paese merita altro: una decisa accelerata sul fronte della defiscalizzazione e della riduzione delle tasse. Sarebbe il modo migliore per passare direttamente a una fase di crescita. Guai però se in tutto questo facciamo prevalere la demagogia e dimentichiamo che ci sono da affrontare ancora prove decisive per poterci considerare al di fuori da ogni rischio. Bene ha fatto la responsabile Campania della Cisl, Lina Lucci, a commentare l’odierno significativo passaggio ricordando in particolare che, senza interventi strutturali, i dati in Campania tornerebbero a peggiorare. Un monito diretto alle istituzioni locali, a ogni livello, in particolare alla nascente “Città metropolitana” e alla Regione, i cui indirizzi futuri e le programmazioni dovranno essere al centro di progettualità strategiche altamente competitive. Ci riferiamo nel dettaglio a sfide del nuovo non più spalmate su tempi insostenibili ma in rapporto a un mondo che agisce in forza di finalità da raggiungere nel segno della efficienza e della tempestività. Questo vale per la piccola e la grande cantierizzazione, per le opere minori e per quelle maggiori senza distinzioni di sorta. Inutile ricordare che tra le più osservate del nuovo e impegnativo percorso c’è Napoli, Palazzo San Giacomo, chiamato - per quel che può ancora consentire questo ultimo anno di consiliatura, in vista delle consultazioni del 2016 - a recuperare il troppo tempo perduto, a Bagnoli, Napoli Est, Centro storico, per citare solo alcune delle grandi incompiute nella corsa, a lungo compromessa, dello sviluppo e del rilancio modernizzatore della nostra città: un miraggio che ci tormenta non poco. Altro è invece il discorso sulla Regione, avviato, bisogna riconoscerlo, dal neo governatore De Luca su basi programmatorie celeri in linea con le più avvertite progettualità del mondo globale, che si incrocia con un “nuovo giorno” per il Sud, annunciato dal premier Renzi, sua grande scommessa, speriamo di reale concreta rinascita. La prova del nove vi potrà essere già a settembre con gli Stati Generali economici; intanto godiamoci il relax agostano nel segno di un fondato ottimismo.