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Dal Movimento qualità della vita, no all’Autonomia Differenziata

Opinionista: 

L’Autonomia Differenziata è una riforma federalista, riteniamo che il federalismo produrrà molti più conflitti pubblici e sprechi di risorse, in un’Italia già a due velocità in termini di produttività, spaccata in due per qualità della vita e vivibilità. I federalisti, al contrario, chiedono maggiori poteri e risorse locali per meglio soddisfare i bisogni di cittadini, accusando lo stato centrale di sprechi e inadempienze. A chi dobbiamo credere? Se tanti piccoli statarelli producono tanti piccoli enti locali che sostituiranno gli omologhi nazionali, i costi di gestione al netto per lo stato sicuramente aumenteranno, poi è probabile che aumentino pure i conflitti tra amministrazioni pubbliche di ordine superiore e inferiore, considerando che in Italia vige ancora una Costituzione, che è la prima legge dello Stato e che tutti sono tenuti a rispettarla. Le motivazioni che hanno spinto il movimento qualità della vita a scendere in piazza a fianco delle preoccupazioni di movimenti, partiti, insegnanti, studenti, operatori sanitari etc. discendono dai molteplici rischi qui prospettati. La nostra tesi è che questa riforma del Ministro leghista Calderoli creerà maggiori disuguaglianze e sperequazioni territoriali, anche perché non è stata concepita per aumentare la produttività del meridione, ma solamente per avvantaggiare il nord. Innanzitutto costatiamo che si tratta di una legge ancora senza copertura finanziaria per quanto riguarda le compensazioni per garantire i livelli essenziali di prestazione (in sigla Lep), quindi oltre ad essere un rischio per l’Unità e indivisibilità della Repubblica, viola il principio di uguaglianza e di solidarietà. Inoltre, stando ai fatti risulta un pericoloso ostacolo per i tre diritti fondamentali di cittadinanza, ossia salute, istruzione e mobilità, per i quali, il rischio reale e concreto è spostato più in là, fino a quando non verranno finanziati i Lep, che renderebbero questa legge formalmente meno incostituzionale in quanto dovrebbero garantire le minime risorse economiche, ma nell’immediato, aggiungo, resta il problema delle materie non soggette al vincolo Lep, per le quali le intese Stato-Regioni potranno andare avanti senza ostacoli, quindi commercio con l’estero e l’Unione europea, tanto per citarne una, altro fattore di rischio di questa riforma. Queste maggiori libertà, che alcune regioni del Nord chiedono, con maggiori poteri legislativi, necessitano di maggiori risorse economiche, ecco perché la riforma prevede il trattenimento delle entrate fiscali. Stando ai fatti, questo costo ricadrà sul meridione con minori trasferimenti di risorse da parte dello stato centrale. Ciò, per il cittadino del Sud si traduce, come già accade, in minori opportunità, servizi pubblici scadenti, spopolamento e decrescita demografica, nonché emigrazione dei cervelli più meritevoli. Quindi più povertà e carenze di risorse umane per un meridione già declassato per eccesso di debito pubblico, sprechi e illeciti. C’è da considerare anche, che il meridione parte svantaggiato per la questione meridionale. Da non sottovalutare la carenza di “bene comune”, così come per l’indicatore sostenibilità e competitività. Dunque, se vogliamo costruire una strategia di rilancio per il Meridione, questa deve innanzitutto mettere a sistema tutti questi indicatori che devono essere tra loro correlati, cosa che l’Autonomia Differenziata non fa, quindi in questi termini la tesi è dimostrata, il sud è destinato a fallire, il cui default ricadrebbe sullo stato e sulle regioni del Nord; anche perché in questo caso, è la prima legge dello Stato, la Costituzione, che interverrebbe pesantemente. A questo punto ci sarebbe da potenziare forme di controllo sugli enti locali, così come lo strumento di commissariamento. Pertanto l’unico modo per rafforzare il meridione e così l’Italia, sono le riforme strutturali paesaggistiche dell’ideologia della qualità della vita, che mettono a sistema tutti gli indicatori suddetti, creando l’effetto domino della crescita del benessere, con i famosi progetti funzionali allo sviluppo dei fondamentali settori produttivi del territorio (primario, secondario e terziario), richiesti a gran voce dai cittadini, che abbiamo presentato il 20 gennaio a Napoli all’Accademia italiana qualità della vita, iniziativa promossa dal vicepresidente della Camera Sergio Costa.