Valter De Maggio (nelle foto) è conduttore radiofonico e televisivo. È il direttore responsabile di Radio Kiss Kiss Napoli. Collabora con Canale 9, 7 Gold e Ottochannel. «Sono nato a Villa dei Gerani, la clinica che si trovava ai Colli Aminei di fronte al Cto. Sono l’ultimo di quattro figli. Poiché mio padre era il direttore didattico di una scuola di via Poggioreale, ho frequentato lì le elementari. Quando papà fu assegnato a un istituto dei Colli Aminei lo seguii nella nuova sede fino alla licenza media. Il liceo invece l’ho fatto al SanTommaso d’Aquino impegnandomi, per la verità, quel minimo che mi garantisse la sufficienza. Lo studio mi interessava veramente poco».

Perché?

«Avevo chiaro in mente il mio futuro: fare il conduttore di trasmissioni di calcio. “Tutto il calcio minuto per minuto” era la mia esplosione di gioia e il sogno da realizzare era la conduzione della “Domenica sportiva”. A questo si aggiungeva il fatto che appena uscito da scuola, giusto il tempo di mangiare e dare un’occhiata alle materie da studiare, mi proiettavo sul campetto di calcio del parco dove abitavo, mi mettevo in porta perché il mio idolo era il grande Castellini, e dopo temerarie parate tornavo a casa con i jeans inevitabilmente rotti all’altezza delle ginocchia. Conseguenza praticamente quotidiana: aspri rimproveri di mia madre con replica serale di mio padre e severe punizioni».

Con quali risultati?

«Accontentai mamma e papà nel senso che mi iscrissi alla Federico II alla facoltà di giurisprudenza, ma fu un’esperienza brevissima ».

Ci racconti.

«Il mio primo e unico esame fu Diritto Romano. Era la sessione di luglio e il professore La Bruna, terminata l’interrogazione, mi disse che meritavo diciotto. Gli risposi che andava bene così ma lui replicò che preferiva bocciarmi e farmi ripresentare ad ottobre perché iniziare un percorso universitario con quel voto, per lui, era sconveniente. Fu irremovibile. Avevo già deciso che non avrei continuato a studiare ma mi presentai alla sessione di ottobre. “Fotocopia” di quella di luglio. Mi alzai e gli dissi: “la ringrazio per avermi bocciato perché questo non è il mio mondo. Voglio fare il conduttore di radio e televisione”. Gli strinsi la mano e andai via».

E cosa fece?

«Lascio immaginare le reazioni in famiglia, ma fortunatamente uno dei miei fratelli, per inciso tutti e tre sono laureati come mio padre, intervenne e convinse i nostri genitori a lasciarmi seguire le mie aspirazioni. Un giorno di quel 1989, sentii uno spot di una piccola radio, Radio Spazio Uno, che lanciava il programma “Radio Spazio Uno, provo anch’io. Vuoi condurre un’ora di trasmissione? chiamaci”. Telefonai e venni invitato. Trasmettevano da uno scantinato in via Posillipo e il conduttore era dei Colli Aminei. Nel provino feci le imitazioni dei radiocronisti di “Tutto il calcio minuto per minuto” e quella di Maradona. Mi prese e iniziai a fare un programma pomeridiano di intrattenimento con lui. Dopo un anno quel conduttore andò a Radio Marte e parlò molto bene di me con il compianto editore Paolo Serretiello. Paolo mi convocò e mi assegnò un programma di un’ora, “Il confessore”, in rete dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 15».

Di che trattava?

«Intervistavo un personaggio rappresentativo della città. Iniziai con Gino Rivieccio. Quindi venne in radio un giovanissimo Fabio Cannavaro. A mano a mano che coltivavo rapporti, la platea degli ospiti si allargava e si qualifica sempre di più al punto che ebbi l’adesione di Domenico Rea, vincitore del Premio Strega con “Ninfa plebea”, e di Pupella Maggio».

Era iniziata la sua escalation della quale fu tappa fondamentale la trasmissione “Tutta la Pasquetta minuto per minuto”.

«La inventai con Tony Tammaro e fu un’esplosione che mi fece diventare immediatamente famoso. Terminammo di interloquire con i radioascoltatori alle cinque del mattino e andarono in radio i racconti più stravaganti e divertenti di come ciascuno di loro trascorreva o aveva trascorso il Lunedì in Albis».

La sua genialità creativa era un fiume in piena che “esondando” invase anche il “Maurizio Costanzo show”.

«Mentre conducevo il programma “Troppo forte” che mi aveva affidato Paolo Serretiello mi venne l’idea di dire ai radioascoltatori: “cari amici ho bisogno del vostro aiuto. Vorrei andare ospite al “Costanzo Show”. Mandate un fax alla sua redazione in cui chiedete l’invito per me”. Ebbene in 18 ore arrivarono 3.000 fax al programma e il conduttore mi invitò. Non ci “prendemmo” nel senso che non ci fu empatia e non nacque il feeling necessario. L’esperienza finì lì».

Quando ha lasciato Radio Marte?

«Nel 1998 perché mi chiamò Antonio Niespolo a Radio Kiss Kiss. Volle affidarmi un programma di intrattenimento il sabato pomeriggio con Enzo Toscano e il pre e post partita del Napoli la domenica. Il programma si chiamava “Kiss Kiss Italia Show”. Il richiamo al calcio fu un’attrattiva alla quale non seppi rinunciare. L’ho fatto per sei mesi poi mi affidarono un programma quotidiano, tutte le sere dalle 19 alle 21».

Fu l’incipit della sua straordinaria carriera nel mondo di Radio Kiss Kiss locale e nazionale.

«È proprio così. Era il 2001 e Lucia Niespolo, l’editrice, mi chiese di inventarmi una trasmissione. La informai che a Napoli non esisteva un programma giornaliero dedicato esclusivamente al calcio. Le radio romane lo avevano ed era molto seguito. Le proposi di farne uno di un’ora, dalle 13 alle 14. Lei non solo accettò l’idea ma disse che la durata doveva essere di tre ore. Dovevo garantire la presenza di opionionisti e, considerato che eravamo la radio ufficiale del Calcio Napoli, dovevano venire in trasmissione ogni giorno due giocatori. Detto fatto. Chiamai la trasmissione “Radio Gol” e gli opinionisti iniziali furono Giampiero Mughini e Luigi Necco. La trasmissione ebbe un successo enorme tanto è vero che la faccio tuttora».

Per lei fu importante anche perché le fece incontrare Sandro Piccinini.

«Quell’incontro mi ha portato a realizzare il mio sogno, il più grande, anche se nell’animo ne avevo anche un altro».

Cioè?

«Nel 2004 in trasmissione mi occupai anche degli Europei. Chiamai come opinionisti Arrigo Sacchi, Paolo Liguori e Sandro Piccinini che mi apprezzò moltissimo. Quando andò a Mediaset mi portò con lui. Due anni dopo nacque Premium e mi affidarono la telecronaca di tutte le partite del Napoli che militava in serie B. L’anno successivo fu promosso e io diventai il telecronista della nostra squadra in Serie A. Debuttai con Napoli-Cagliari. Sono andato via quando Premium ha chiuso, cioè l’anno scorso».

Intanto nel 2004 era diventato direttore responsabile di Radio Kiss Kiss Napoli. Non c’era incompatibilità?

«No, perché il sabato e la domenica ero libero. Non c’è stata incompatibilità neanche quando, nel 2010, Canale 9 mi propose di fare una trasmissione sul calcio il lunedì sera perché non interferiva con la fascia oraria in cui ero impegnato con Radio Kiss Kiss».

Accettò la proposta?

«Posi delle condizioni senza le quali non avremmo potuto competere con il mostro sacro “Number One”, in onda su Telenapoli Canale 34. Avevano la storicità, studi bellissimi e il gotha del giornalismo sportivo a partire da Bartoletti e finire a Tosatti».

Quali furono queste condizioni?

«Chiesi di fare la trasmissione in un teatro che doveva essere il Sannazaro, la bomboniera di Napoli, dovevamo ospitare gratis almeno 500 persone, la regia doveva essere affidata a Enzo Coppola. Il patron dell’emittente accettò ogni cosa. Andavo in onda il lunedì sera dopo che avevo terminato la trasmissione a Radio Kiss Kiss. Ogni volta c’erano 600 persone. Il format era calcio e spettacolo. Una delle serate più belle fu il lunedì in cui coincisero i compleanni di Lara Sansone e il mio. Facemmo insieme una festa con più di mille persone».

Nel corso di una delle trasmissioni rivide il professore La Bruna.

«Mi fu annunciato che in prima fila era seduto il preside della facoltà di giurisprudenza. Nella confusione non capii di chi si trattasse. Al termine dello spettacolo mi informarono che il professore La Bruna voleva salutarmi. Quando mi vide mi disse: “è un grande e le faccio i miei complimenti. Ricordo ancora il giorno in cui la bocciai e lei mi ringraziò perché voleva fare il conduttore di programmi televisivi. Bravo, lei ce l’ha fatta, ma sono stato bravo anch’io a bocciarla”».

Tornando a Radio Kiss Kiss, vanta un altro fiore all’occhiello: il programma “Fuori dal Comune”. Come nasce questa idea?

«La partorì otto anni fa Antonio Niespolo e io l’ho sviluppata. Consiste in un filo diretto con il sindaco Luigi de Magistris. Tutti i venerdì i cittadini rivolgono domande al sindaco con messaggi, whatsapp e mail e soprattutto attraverso i telefoni che in studio sono “aperti”. È una cosa rivoluzionaria, mai fatta prima, e ne sono molto orgoglioso ».

Spesso dice di essere nato con un microfono in mano. Come mai?

«Ricordo che la mia maestra delle elementari un giorno disse: “facciamo la commedia Natale in casa Cupiello”. A queste parole immediatamente affermai: “bene maestra, io la condurrò con il microfono”. Lei replicò che, trattandosi di una commedia, non c’era nessun conduttore. Ma io prepotentemente esclamai: “sono il figlio del direttore e la presenterò”. Alla fine cedette e io “condussi” la commedia. Questo per ribadire che la passione di fare il conduttore l’ho avuta nel sangue e alla fine è diventata il mio lavoro».

Da meno di un mese sta facendo un’altra interessante esperienza.

«Con Ottochannel a Benevento. Nel ritiro del Napoli a Dimaro ho conosciuto il presidente del Benevento, Oreste Vigorito. Mi ha chiesto se volevo condurre un talk show sulla squadra del Benevento con i calciatori, giornalisti e opinionisti. Gli ho risposto: “presidente lei è ambizioso perché ha preso Inzaghi come allenatore. Accetto ben volentieri la sua proposta”. La trasmissione va in onda dalle 21 alle 23 ogni lunedì».

Chi è stato il suo maestro?

«Sicuramente Sandro Piccinini».

Perché ama tanto Napoli?

«Ne sono innamorato perché è una città impareggiabile. Mi emoziona ogni giorno. I napoletani sono speciali per l’energia, l’intuizione, l’originalità, l’intelligenza. Il binomio Napoli-napoletani è un unicum che mi rapisce minuto dopo minuto».

Che cosa è per lei la radio?

«Magia».

E Radio Kiss Kiss?

«La mia fortuna. La famiglia Niespolo ha dato spazio alla mia follia creativa. Antonio e Lucia hanno creduto in me, rischiando anche, e mi hanno fatto crescere come professionista e come uomo. Non dimenticherò mai quando nel 2000 organizzai la spedizione di Radio Kiss Kiss a Sanremo. Lucia mi chiese un’idea e io mi inventai di portare Ambra Angiolini al Festival. Andai a Roma e la convinsi a fare un programma insieme. Mi disse: “sei pazzo come lo sono io. Andiamo”. Furono sette giorni strepitosi su Radio Kiss Kiss».

Ci ha raccontato della realizzazione del suo sogno più grande. Ma l’altro?

«La prima intervista che ho fatto due anni e mezzo fa a Maradona quando andò a Castelvolturno per conoscere Sarri. Lo avvicinai e gli dissi: “da bambino sognavo di incontrarti e non ti ho mai incontrato e poi sognavo di intervistarti e non ti ho mai intervistato. Ma per una volta Diego, i sogni di un bambino si possono avverare?”. Lui si fece una grande risata e mi rispose: “fammi l’intervista”».