Barbara La Ragione, in mostra col tema di “De Architectura” negli spazi di “MA - Movimento Aperto”, fornisce un’esposizione fotografica in cui, in modo anticonvenzionale, provvede ad espandere - come direbbe Frege - piuttosto che il “significato”, il “senso” del termine di “Architectura”. L’architettura, così, diventa il corpo, corpo architettonico che ella ci propone quasi in recupero di antichi contenuti sapienziali e delle logiche michelangiolesche che vi vedevano la sorgente morale dell’armonia dell’edificio. Fin qui il Rinascimento: ma, nel frattempo, c’è stato il pensiero di Duchamp, che ha spiegato che occorre dare uno spessore “significazionale” e non meramente “significativo” ai processi comunicativi, riformulando la concezione estetica di un’architettura capace, così, di rimodellare l’assetto statico, in un ripensamento dinamico. Ecco, allora, che le opere che presenta in questa mostra Barbara La Ragione (nella foto un suo lavoro fotografico) valgono ad introdurci alla dimostrazione per tabulas di come la vitalità del corpo si proponga come misura eidetica dell’organismo architettonico, dopo avere ella attraversato, nella produzione dei suoi lavori, le fasi salienti della esposizione, della rivelazione, dell’arresto, che sono quelle della pratica fotografica che si eseguiva quando ancora non era venuto al mondo il “digitale”. Non a caso, Barbara riprende queste tecniche e modella i suoi scatti fotografici rigorosamente analogici, riassettando i frammenti pazientemente lasciati emergere nel lavoro di camera oscura per ottenere delle immagini composite come sintesi di un processo vitalistico di intensa carica espressiva, rendendo ragionevole, ad esempio, il richiamo mistico che veniva reso della Vergine nelle litanie sacre di “Turris eburnea” o di “Domus Aurea”; la Vergine, insomma, come edificio sacro del corpo, come architettura del soprannaturale. Barbara rimane, invece, nel naturale; e ne definisce una scansione originale e disvelativa.