Come ogni anno, a ridosso delle vacanze estive, torniamo sull’argomento abbronzatura, a rischio di sembrare monotoni ma, con la costatazione di troppe cattive abitudini ancora troppo diffuse. L’esposizione al sole è un toccasana ma con le dovute cautele. Sicuramente, infatti, essa è portatrice di molti benefici: innanzitutto influisce sull’umore, stimolando la produzione di serotonina e melatonina, due ormoni che influiscono sull’umore; agisce contro psoriasi e dermatiti, alleviandone i sintomi o portandone addirittura alla scomparsa; contribuisce alla produzione di vitamina D da parte dell’organismo, garantendo una maggiore robustezza delle nostre ossa. Tutto questo, però, se l’esposizione al sole è fatta con le dovute precauzioni, per evitare che questi benefici possano essere superati dagli effetti negativi. Prendere troppo sole, infatti, può portare a danni fisici più o meno gravi, anche a lunga scadenza. Se nell’immediato, infatti, un’eccessiva esposizione produce scottature, colpi di calore e fenomeni passeggeri apparentemente innocui, alla lunga può portare al rischio di incappare in patologie più gravi come il melanoma, ovvero il tumore della pelle. La pelle che ricopre il nostro corpo è formata da tre strati: epidermide, derma e tessuto sottocutaneo. Nello strato più esterno, l’epidermide, sono presenti, tra l’altro, i melanociti con il compito di produrre melanina (la cosiddetta abbronzatura) che altro non è se non la risposta difensiva dell’organismo all’attacco dei raggi ultravioletti. L’eccesso di abbronzatura può danneggiare il Dna delle cellule dell’epidermide innescando il processo tumorale. Va da sé che lampade e lettini solari, agendo esclusivamente con raggi ultravioletti, sono un fattore di rischio altrettanto pericoloso, tanto che in alcune nazioni sono stati vietati per legge. Purtroppo il melanoma è uno di quei tumori che dà pochi o nessun sintomo, per cui potrebbe essere scoperto quando ormai è troppo tardi. Sicuramente una delle tecniche più efficaci per prevenirlo è l’osservazione dei nei, esistenti o di neoformazione. Gli specialisti hanno inventato un metodo basato sulle prime cinque lettere dell’alfabeto per monitorarli: A di asimmetria, dato che un neo benigno è tondeggiante, mentre un melanoma ha una forma irregolare; B come bordi, che di solito sono regolari, mentre nei melanomi appaiono frastagliati; C come colore che nel neo benigno è uniforme, mentre il melanoma può presentare differenti sfumature al suo interno; D di dimensioni, visto che il neo resta immutato nel tempo in tal senso, mentre nel caso maligno si accresce sia in larghezza che in spessore; E come evoluzione, atteso che il melanoma cambia aspetto abbastanza velocemente rispetto ad un neo che resta sostanzialmente immutato. Da non sottovalutare, inoltre, improvvisi sanguinamenti ingiustificati di nei, prurito, ispessimento o improvvisi arrossamenti circostanti. I segreti per non privarsi di una piacevole tintarella, senza esporsi ad inutili rischi, sono sempre gli stessi: evitare l’esposizione nelle ore più calde (10-16) in cui i raggi sono più perpendicolari e quindi maggiormente incidenti; utilizzare crema solare adatta al proprio fototipo (il colore di carnagione); evitare lampade solari, inutili fonti di raggi UV che producono apparente abbronzatura solo perché irritano la pelle. L’estate e la spiaggia sono momenti di relax, facciamo in modo che siano una pausa di rigenerazione e non di esposizione ad inutili rischi per la nostra salute.