Il tumore al seno è una patologia che colpisce una donna su otto. Forse anche grazie a tale diffusione, questa è una delle forme tumorali più conosciute e contro la quale sono stati fatti i passi più efficaci. Oggi la ricerca offre nuove classi di farmaci grazie alle quali l’approccio potrebbe essere ancora più efficace e, non da meno, ancora meno invasivo. Si tratta di un farmaco chiamato ribociclib che, affiancato alla terapia ormonale in caso di due particolari tipologie di tumore al seno, hanno dimostrato di aumentarne l’efficacia, prolungare la vita della paziente andando anche a rallentare la progressione del cancro stesso. In prima linea in questa ricerca troviamo il Pascale con il direttore del “Dipartimento Corp-S assistenziale e di ricerca dei percorsi oncologici del Distretto Toracico”, il professore Michelino De Laurentiis, che ha fornito delucidazioni sul meccanismo di azione di questo farmaco: «Il vantaggio di questa classe di farmaci è che, utilizzati appunto in prima battuta quando si sviluppano metastasi da tumore mammario ormono-sensibile, sono in grado di raddoppiare l’efficacia della terapia ormonale di base, consentendo nella maggior parte delle pazienti un ottimo controllo della malattia senza ricorrere alla chemioterapia. L’associazione tra ribociclib e ormonoterapia è infatti più efficace di qualunque chemioterapia disponibile, oltre che meglio tollerata dalle pazienti. In termini di tempo, con questa linea terapeutica a base di ormonoterapia e ribociclib è possibile avere una mediana di tempo libero dalla progressione, quindi una mediana di controllo della malattia, di circa 25 mesi. Ovviamente ogni paziente manifesta una risposta differente alle terapie, ma abbiamo già esperienza di pazienti che sono sotto controllo di malattia per anni». In pratica, l’utilità di questo farmaco è tale in quanto tiene la malattia sotto controllo per un periodo molto più lungo rispetto alle terapie tradizionali; a questa maggiore efficacia corrisponde, inoltre, un minor grado di tossicità; infine, proprio il basso grado di tossicità, consente alle pazienti di continuare a svolgere la loro vita normale, pur all’interno di un percorso terapeutico antitumorale. È lo stesso De Laurentiis ha specificare come l’attività dell’istituto Pascale sia stata unica nell’elaborazione di questi nuovi protocolli di cura: «Siamo stati i primi al mondo, nel trattamento del sottotipo Her2+, a combinare in un’unica iniezione sottocutanea due anticorpi monoclonali. In particolare, si tratta di due anticorpi che già conoscevamo ma che non potevano essere usati assieme nella fase preoperatoria. Venivano usati solo singolarmente e solo per via endovenosa. Attualmente, invece, possono essere usati in un unica iniezione sottocutanea e in fase preoperatoria. Si tratta di un trattamento molto efficace perché nell’80% dei casi il tumore sparisce completamente mentre nel 95% dei casi si riduce sensibilmente». mi_sa@inwind.it