Vaccinare contro il Covid anche gli adolescenti "dai 12 ai 16 anni", non appena le autorità regolatorie internazionali avranno approvato le iniezioni-scudo per questa fascia d'età, "ma anche al di sotto dei 12 anni". E' questo l'obiettivo a cui puntare secondo Roberto Cauda, direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. "Ovviamente il vaccino deve essere efficace e sicuro", ha detto intervenendo ad 'Agorà' su Rai3.

Dopo che l'Agenzia europea del farmaco Ema ha annunciato l'avvio della valutazione di estensione d'uso del vaccino anti-Covid di Pfizer/BioNTech nei 12-15enni, Cauda spiega che è giusto proteggere anche i più giovani: "Assolutamente sì", dice, precisando che "non esistono vaccinazioni che escludano delle fasce d'età. Tutte le vaccinazioni, sappiamo bene, si fanno in età pediatrica", osserva.

Inoltre "c'è questo grosso dibattito" relativo al fatto "che, se non viene vaccinata l'intera popolazione - avverte l'infettivologo - c'è il rischio che avremo una sorta di endemia nei più giovani". Una fascia di popolazione in cui "magari la malattia" Covid-19 "non si palesa, ma ci sono le infezioni", Sars-CoV-2 circola e il pericolo è che "prima o poi il virus vada incontro a mutazioni con varianti che possono rendere meno efficaci gli attuali vaccini".

CANADA HA GIA AUTORIZZATO VACCINAZIONI

Il Canada ha autorizzato l'uso del vaccino anti-Covid di Pfizer/BioNTech per i ragazzi di età compresa tra 12 e 15 anni. È il primo Paese a dare il via libera per questa fascia di età, riporta la 'Bbc' online.

L'annuncio della decisione è arrivato dal ministero della Salute canadese, che ha spiegato come la decisione si sia basata sui dati degli studi clinici di fase 3 sui bambini di quell'età. "Il dipartimento ha stabilito che questo vaccino è sicuro ed efficace se usato in questa fascia più giovane", ha detto un consigliere del ministero.

Il Canada ha registrato oltre 1,2 milioni di casi di coronavirus e circa il 20% di questi si è verificato in persone di età inferiore ai 19 anni. Il rischio che i bambini si ammalino gravemente o muoiano con Covid-19 è minimo, ma l'obiettivo della vaccinazione per loro è legato alla riduzione della trasmissione del virus, alla possibilità di mantenere aperte le scuole e alla protezione dei bambini vulnerabili.

PFIZER TRIAL SUI BAMBINI

Pfizer è uno dei produttori di vaccini che ha fatto studi e continua ad avviare trial per raccogliere dati sull'iniezione scudo anti-Covid nei bambini. Nel Regno Unito per esempio AstraZeneca sta testando il suo vaccino su 300 giovani volontari tra 6 e 17 anni. E intanto questa settimana il presidente Usa Joe Biden ha stabilito i piani per l'avvio della vaccinazione nella fascia 12-15 anni il prima possibile.

VACCINI A SCUOLA

Vaccino covid a scuola? Meglio in studio dal pediatra. "Nessuna preclusione sulla vaccinazione anti-Covid ai bambini a scuola, quando arriveranno i vaccini per uso pediatrico. Ma per le famiglie sarebbe più facile farle dal proprio pediatra. Si pensi solo al fatto che i minori vanno vaccinati in presenza dei genitori, per l'anamnesi e il consenso informato, e questo è piuttosto complesso da gestire negli istituti scolastici. Fare il vaccino scuola è una seria complicazione organizzativa", ha spiegato all'Adnkronos Salute Paolo Biasci, presidente nazionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp).

"I genitori - spiega ancora Biasci - devono essere necessariamente presenti all'atto vaccinale perché devono autorizzare, ricevere delle indicazioni, rispondere alle domande, compilare l'anamnesi. Si fa un gran parlare dell'approccio alla vaccinazione dei più piccoli ma non si pensa ad aspetti come questo. Il genitore è una presenza indispensabile: chi mi dice se il bambino ha preso un farmaco che magari rappresenta, ipoteticamente, una controindicazione per la vaccinazione?".

Per Biasci "il genitore che può prendere l'appuntamento dal proprio pediatra, nello studio che frequenta abitualmente - che può parlare con il pediatra che conosce il bambino sin dalla nascita e che ha sul suo computer il diario clinico di quel bambino - senza ombra di dubbio lo riterrà più agevole. Ed è innegabile che il pediatra di libera scelta è il professionista più indicato al compito. Tutto si svolgerebbe con più serenità".

In questo quadro, dice Biasci, "la proposta del commissario Figliuolo sulla vaccinazione a scuola mi sembra complicata sul piano organizzativo: c'è la necessità di spazi adeguati, di organizzare gli orari, di avere la presenza di genitori che potrebbero avere necessità di orari flessibili. Tutti elementi che diventano semplici e immediati negli ambulatori del pediatra di famiglia. Chiederei proprio alle famiglie cosa ne pensano", dice ancora Biasci sottolineando che "l'80% dei bambini e ragazzi sono in carico ai pediatri e il 20% ai medici di famiglia. Ognuno ha il suo medico. E, una volta approvato il vaccino per l'età pediatrica, potranno essere vaccinati facilmente dai propri dottori. E' una cosa numericamente fattibile. I pediatri di famiglia sono circa 8mila, non parliamo di grandi numeri per ciascuno".

Del resto, ricorda Biasci "abbiamo già un protocollo d'intesa firmato, ormai da diverse settimane, per fare tutto questo". Il documento è stato infatti siglato con il ministro Speranza e con la Conferenza delle Regioni per "le vaccinazioni: dei bambini, dei genitori dei soggetti fragili e quelle del calendario vaccinale che non sono state fatti a causa dell'impegno dei centri vaccinali su altri fronti. Con quel protocollo abbiamo assicurato la nostra disponibilità a vaccinare nei nostri studi, per dare una mano al sistema. Siamo in attesa che le Regioni lo adottino".