NAPOLI. L’ocratossina A (Ota), rappresenta un pericolo e una minaccia per la salute dell’uomo e per diverse specie animali. È una ben nota micotossina, una dei principali contaminanti alimentari, specialmente nei mangimi, nei cereali, nel caffè, nel vino, nella frutta secca, nonché nei prodotti a base di carne. Studi recenti hanno dimostrato la sua presenza anche nell’erba medica, nei coloranti alimentari e persino in acqua in bottiglia. L’Ota si ritrova non solo sul territorio nazionale ma in varie parti del mondo, si accumula nei mangimi e negli alimenti umani a causa delle condizioni climatiche favorevoli e del microclima e/o per lo stoccaggio improprio di componenti alimentari. Si dimostra nefrotossica, epatotossica, immunodepressante, genotossica e cancerogena per l’uomo e per diverse specie animali. Infatti, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato l’Ota come possibile cancerogeno per l’uomo. Un team di ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con lo Sbarro Health Research Organization, presso la Temple University di Philadelphia diretto dal professor Antonio Giordano, in collaborazione con l’Università di Siena, ha scoperto l’efficacia di un nuovo estratto, di origine naturale, in grado di prevenire la nefrotossicità indotta dall’Ota e ha pubblicato tale ricerca sulla rivista internazionale “Journal of cellular Phisiology”. «L’Ota rappresenta essere una problematica mondiale, rapportabile ad una “zoonosi”, per l’uomo e per gli animali - afferma il professor Roberto Ciarcia, MV, professore associato presso la sezione di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria del  Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università di Napoli Federico II -. Questa ricerca effettuata su un estratto ottenuto da arance rosse e limoni  ricco in cianidina 3-glucoside ed altri polifenoli apre nuove prospettive per limitare i danni renali indotti dal Ota». «Il rene è l’organo bersaglio di Ota che induce un alterazione morfologica sia a livello glomerulare che a livello  tubulare nonché una fibrosi interstiziale» afferma la dottoressa Sara Damiano, primo autore del lavoro, che ha valutato i principali parametri di stress ossidativo nonché la funzione totale del rene. «La capacità del nuovo estratto naturale di ridurre la nefrotossicità è notevole, in quanto ha normalizzato l’attività degli enzimi antiossidanti e ha impedito l’iperfiltrazione glomerulare spesso causa di insufficienza renale» afferma il professor Salvatore Florio, professore ordinario della sezione di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università di Napoli Federico II. «Ipotizziamo che questo nuovo composto possa essere, quindi, utile per eseguire la convalida scientifica di specifici integratori alimentari naturali per ridurre il rischio di esposizione all’Ota in modo da migliorare la sicurezza alimentare e ridurre al minimo le perdite economiche» dice.