AMOROSI. Circa tremila anni fa, durante il periodo etrusco, mentre Capua era tra le città più sviluppate e popolose d’Italia, ampi insediamenti erano presenti nelle aree interne della Campania, nei pressi del Volturno. Lo testimonia l’eccezionale e inatteso tesoro emerso e presentato oggi ad Amorosi. Una necropoli preromana, attestata fra le fasi finali dell’età del Ferro e l’avanzato periodo orientalizzante (terzo quarto del VIII – seconda metà/fine del VII sec. a.C.) e caratterizzata da ricchi corredi funebri. È questo il più importante ritrovamento, non l’unico, rinvenuto in occasione delle attività di indagine preventiva e di scavo archeologico nell’area in cui sorgerà la futura stazione elettrica di Terna, funzionale alla connessione alla Rete elettrica di Trasmissione Nazionale della Rete Ferroviaria Italiana per l’Alta Velocità “Napoli-Bari”, nello specifico della tratta “Frasso Telesino – Telese.

«Un ritrovamento di valenza eccezionale» secondo il Ministero della Cultura emerso poco più di un anno fa, durante la verifica preventiva dell’interesse archeologico nell’ambito del processo di progettazione dell’opera, condotta dalla committenza Terna con la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP per le province di Caserta e Benevento, è stata portata alla luce una estesa area archeologica, posta nelle vicinanze del fiume Volturno. Sulla base delle evidenze riscontrate durante la prima fase di cantiere, sono stati avviati scavi archeologici estensivi per la verifica della consistenza e della conservazione del contesto archeologico.

Seppure lo scavo del sito abbia messo in luce vari livelli di frequentazione, dall’epoca preistorica fino all’età tardo antica, le evidenze archeologiche meglio conservate riguardano la grande area funeraria, attestata fra le fasi finali dell’età del Ferro e l’avanzato periodo orientalizzante (terzo quarto del VIII – seconda metà/fine del VII sec. a.C.). Sono state scavate complessivamente 88 sepolture su una superficie di circa 13.000 mq. I contesti erano riferibili alla così detta “Cultura delle tombe a fossa” che caratterizza la Campania interna prima dell’emergere dei Sanniti. I corredi funerari presentavano differenze di genere, nelle tombe maschili erano presenti armi, mentre in quelle femminili ricche parure composte da oggetti di ornamento in bronzo come fibule, bracciali, pendagli, elementi in ambra e osso lavorato.

Nei corredi ricorrevano anche grandi quantità di vasi di forme differenti, spesso impilati gli uni sugli altri, deposti generalmente ai piedi del defunto in uno spazio riservato. Alcune sepolture si distinguevano per caratteri di eccezionalità con la presenza di oggetti di particolare prestigio, come un grande cinturone in bronzo riccamente decorato o vasi in bronzo laminato che richiamano le sepolture di rango principesco attestate in Campania in epoca orientalizzante. L’elemento di maggiore monumentalità è costituito però da due grandi sepolture a tumulo caratterizzate dalla presenza di imponenti circoli dal diametro di circa 15 metri che erano certamente pertinenti ad esponenti dell’élite della società dell’epoca. Vista l’importanza dei rinvenimenti, la Soprintendenza ABAP per le province di Caserta e Benevento ha chiesto il sostegno di Terna per l’avvio di un vasto progetto di studio e documentazione delle evidenze individuate, avvalendosi di professionisti ed esperti che hanno svolto attività di microscavo delle terre interne ai contenitori recuperati e di restauro preliminare dei materiali e di analisi antropologiche dei resti ossei.