Ucciso per aver tenuto per sé parte del denaro proveniente dalle estorsioni, senza versarlo nelle casse del clan dei Casalesi. Questa la ragione dell'omicidio di Crescenzo Laiso, ucciso a 31 anni il 20 aprile 2010 a Villa di Briano (Caserta), secondo quanto emerso dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli culminate oggi nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del Riesame di Napoli, nei confronti di 4 persone.

Si tratta di elementi ritenuti di spicco del clan dei Casalesi: Mario Iavarazzo, attualmente collaboratore di giustizia, Mirko Ponticelli, Nicola Della Corte e Bartolomeo Cacciapuoti, che devono rispondere di associazione di tipo mafioso con riferimento al clan dei Casalesi fazione Schiavone e dell'omicidio di Laiso.

La vittima, secondo quanto ricostruito, fu freddata dai suoi assassini mentre era alla guida di una Smart in via Castagna nel comune di Villa di Briano (Caserta). Nella circostanza cercò di sottrarsi al fuoco dei killer, sopraggiunti a bordo di una motocicletta, abbandonando l'auto e scappando a piedi ma fu raggiunto da una raffica di proiettili. Dall'autopsia emerse che la vittima era stata raggiunta da ben 13 colpi di arma da fuoco.

Le indagini, avviate nel 2016, hanno consentito di accertare che Iavarazzo, Della Corte e Cacciapuoti avevano fornito supporto logistico al commando e partecipato attivamente alle ricerche della vittima, segnalandone gli spostamenti ai killer, ovvero Ponticelli, conducente della motocicletta, e Francesco Barbato, ora collaboratore di giustizia e già indagato per il fatto in questione, individuato quale autore materiale dell'omicidio.

Secondo le dichiarazioni acquisite dai collaboratori giustizia e dai risultati delle investigazioni eseguite, ad ordinare il raid sarebbe stato NIcola Schiavone, ora collaboratore di giustizia, figlio del capoclan Francesco Schiavone detto Sandokan, e la causa dell'omicidio è stata individuata nel fatto che Laiso aveva commesso errori nella gestione dei proventi delle estorsioni, trattenendo per sé buona parte del denaro, senza versarlo nella cassa comune del clan dei Casalesi.