NAPOLI. Il sociologo Gilberto Antonio Marselli, massimo studioso della politica agraria e delle problematiche concernenti il meridionalismo, è morto all'età di 90 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dall'Associazione Italiana di Sociologia di cui era stato membro fondatore. Era professore emerito di economia agraria all'Università Federico II di Napoli, dove aveva insegnato anche sociologia agraria. Tra i suoi libri "Mondo contadino e azione meridionalista" (Editoriale Scientifica) e "Mezzogiorno e ricerca sociale dalla teoria alla pratica" (Giappichelli). Nato a Caserta il 7 ottobre 1928, Marselli si laureò nel 1951 alla Facoltà di Agraria di Portici e poi divenne assistente e collaboratore dell'economista Manlio Rossi Doria, uno dei maggiori meridionalisti dell'epoca, studiando con il maestro la messa a punto della riforma agraria, con sopralluoghi soprattutto in Calabria. Nel 1950 Marselli conobbe lo scrittore lucano Rocco Scodellaro che si era recato a Portici per guidare un'indagine sulla scuola in Basilicata e con il quale strinse una profonda amicizia intellettuale. Fu a Roma che Scodellaro gli presentò lo scrittore Carlo Levi, all'apice dell'enorme successo del suo libro "Cristo si è fermato a Eboli". Fu allora che nacque il cosiddetto "Gruppo di Portici", che si rivelò un'autentica fucina di idee e di progetti in materia di riforme e di politica agraria, nonchè sul temi annosi del meridionalismo, al punto di diventare forza centripeta per sociologi, antropologi, psicologi ed economisti in Italia e nel mondo. Nel 1960 Marselli si recò in America dove conseguì un dottorato in sociologia presso la Cornell University. Tornato a Napoli, insegnò sociologia presso la Facoltà di Economia dove ha chiuso la sua carriera accademica nel 2003. Ha diretto negli anni '60 il Centro di specializzazione e ricerche economico-agrarie per il Mezzogiorno. Nel 2004 ha vinto il Premio Scanno per la sociologia.  «Una vita speciale spesa bene quella di Gilberto Marselli. Ci mancherà la sua acutezza fatta di rigore e profondità analitica ma allo stesso modo la sua ironia segno di una autonomia intellettuale senza sconti per i rituali accademici e politici. La sua ricerca era per le persone. Intendere le tendenze ed i meccanismi sociali regolativi era già un trasformarli attraverso la padronanza che con la conoscenza e la pratica potevamo conseguirne. Il suo sguardo era già un interrogarti ma con la umiltà che cerca il dialogo. Era un umanista di tipo nuovo. Quanto ne avremmo bisogno. Ai suoi cari ed ai suoi amici sentite condoglianze. A noi comunità ed istituzioni un commosso grazie per ciò che ci ha donato facendoci progredire e migliorare». Così l'assessore alla Cultura, Nino Daniele.