CASORIA. Inizia stamani, dinanzi al giudice di Pace di Casoria, dopo ripetuti rinvii, il processo di primo grado a carico del 28enne di Giugliano, Giovanni D.N, che nella notte del 29 agosto 2016, uscendo dalla sala numero 3 dell’Uci Cinema di Casoria, picchiò con una violenza inaudita e del tutto gratuita, un coetaneo che, nel corso della proiezione del film, si era “azzardato” (con modi garbati e gentili) a chiedergli di abbassare la voce. A carico del 28enne, che sembra aver praticato in passato sport violenti, pende ora l’accusa di lesioni, un’accusa tutto sommato “leggera” visto e considerato la violenza messa in atto dall’aggressore, che quella sera era con un’altra persona (che rimase completamente estraneo all’aggressione) e a due ragazze. 
IL FATTO. Era da poco scoccata la mezzanotte del 29 agosto, quando la vittima (che per semplicità chiameremo Roberto) uscendo da una delle tante sale del complesso Uci cinema di Casoria insieme ad un’amica, veniva aggredito da dietro da un giovane (fino a quale momento del tutto sconosciuto) al quale, qualche ora prima aveva chiesto di abbassare il tono della voce per non disturbare la visione del film. 
AD ASSISTERE ALL’AGGRESSIONE, OLtre al suo amico che intervenne tardivamente per fermarlo. In una manciata di secondi, Roberto fu ferito con calci e pugni, presenti anche le tre ragazze - tra queste l’amica della vittima - che avevano assistito alla proiezione del film. Subito dopo la vile aggressione, la vittima venne portata presso il pronto soccorso di un vicino presidio ospedaliero per le prime cure del caso. Ovviamente a seguito della denuncia presentata scattò la denuncia a carico di Giovanni D. N. Il reato ipotizzato: lesioni. L’acquisizione delle immagini registrate dalle telecamere poste all’interno della sala provarono l’intensità e la gravità dell’aggressione, scaturita da un invito cortese e gentile di abbassare il tono della voce, ovvero di non continuare a disturbare. 
ORA AD OLTRE TRE ANNI DAI FATTI, l’avvio del processo, che si profila ancora abbastanza lungo, visto che nessun teste è stato al momento sentito. È questa la seconda parte della storia, ancora più dolorosa, visto che il giovane tornerà a rivivere quei drammatici momenti, con la consapevolezza che la giustizia ha fatto male il proprio compito, considerando che per questo tipo di reato esiste un codice a maglie larghe, dove le vittime di abusi, soprusi e violenze si trovano ad attendere una sentenza spesso come una chimera irraggiungibile. Va fatta una riflessione, ovvero servirebbe che le vittime sentissero di essere considerate dallo Stato e che vedessero la loro dignità rivalutata e non calpestata. E,  infine, non possiamo ritenere normale ciò che non normale non