NAPOLI. In sette mancavano all’appello dal 7 luglio scorso, quand’è scattato il blitz contro i trafficanti di droga della Vanel-la Grassi divisi in tre gruppi. Ora sono rimasti solo in 3 ad aver rimandato l’appuntamento con la giustizia: Pasquale Parziale, Ciro Bottiglieri e Ciro Guidi. Mentre si sono consegnati, o sono stati rintracciati dagli investigatori, Emanuele Mincione, Alessio Francesco D’Ambrosio, Luigi Murolo e Luigi Pappagallo. Quest’ultimo si trovava in Germania il giorno in cui è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei 56 indagati e si è presentato alle autorità locali.  L’inchiesta, una delle più im-portanti contro il clan con base storica in via Vanella Grassi e in via Dante, ha fatto emergere ancora una volta il ruolo di primo piano del ras Salvatore Petriccione, capace di dettare gli ordini dal carcere attraverso i famigerati “pizzini”, nel solco di una tipica tradizione di mafia. Proprio così “Totore ’o marenar” aveva designato come reggente sul territorio Vincenzo Spera: “deve comandare ’o nir”.  
Nessuno tra i tre che ancora mancano all’appello occupava posti di rilievi all’interno dell’organizzazione camorristica. In particolare il 29enne Pa-squale Parziale (secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza di tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva) frequentava la piazza di spaccio del lotto K, di fronte al carcere di Secondigliano. Invece i capi del clan, nel periodo dell’inchiesta, oltre a Petriccione erano Vincenzo Grimaldi “Bombolone” (figlio del boss ucciso Carmine) e Vincenzo Spera.  

L’INCHIESTA. L’indagine è durata un anno e mezzo a partire da maggio 2017 ed è scaturita dall’arresto di Alessio An-grisano detto “Alessandro”. In particolare agli indagati sono costati caro intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali e servizi di videoripresa in carcere nelle occasioni in cui Salvatore Petriccione consegnava i “pizzini” all’affiliato andato a colloquio con lui.  Lungo l’elenco dei reati emersi: dall’associazione di stampo mafioso all’associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti fino all’ estorsione aggravata e al porto e alla detenzione di armi. Importante ma non decisivo, in questo caso, il contributo dei collaboratori di giustizia, tra i quali Rosario Guarino detto “Joe banana” e Antonio Accurso.  
A condurre le indagini sono stati i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia (dirigente Bruno Mandato, sostituto commissario Lorenzo Stabile), i colleghi della squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini) e i carabinieri della compagnia Stella. Sono stati ricostruiti nel dettaglio i canali di distribuzione dello stupefacente sino alle piazze ed i luoghi di stoccaggio, individuati i “sospetti” incaricati del tagliare e confezionare le dosi.  
Si è inoltre accertato che le piazze di spaccio nei territori controllati dalla Vinella erano state ricostituite nelle consuete forme di distribuzione al minuto, proseguendo anche nel periodo di lockdown.   
Sono stati raccolti elementi in ordine a numerosi episodi di natura estorsiva ai danni di com-mercianti di San Pietro a Patierno e di altre zone, tra cui i titolari delle bancarelle del mercatino ambulante del venerdì presso la villa comunale di Scampia: in 120 dovevano versare all’organizzazione 5 euro a settimana.